XVII giornata per i missionari martiri
|Nel giorno che ricorda l’uccisione di Mons. Oscar Arnulfo Romero, il 24 marzo del 1980, la Chiesa Italiana si ritrova per celebrare una giornata di preghiera e digiuno facendo memoria dei missionari martiri e di quanti ogni anno sono stati uccisi solo perché incatenati a Cristo. La ferialità della loro fede fa di questi testimoni delle persone a noi vicine, modelli accessibili, facilmente imitabili.
Il tema della XVII Giornata è: In catene per Cristo, liberi di amare.
Di seguito vi proponiamo una riflessione di Don Gianni, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie."[…]Pensiamo agli eventi dell’India, della Nigeria, della Somalia, dell’Iraq, del Darfur, del Nord Kivu e della Terra Santa, alle difficoltà tuttora vissute in Cina così come in molte regioni segnate da fondamentalismi religiosi e politici. Accanto allo sgomento e all’angoscia per la sorte di migliaia di persone abbiamo conosciuto commoventi testimonianze di pace e di perdono da parte di coloro che sono stati messi davvero in catene per Cristo, liberi di amare.
Pensiamo che dietro a ogni missionario martire o ucciso o rapito o perseguitato vi sono le sofferenze costanti delle loro comunità, la precarietà della vita quotidiana, le minacce a molti umili testimoni del Vangelo, specialmente laici e laiche, che non godono di mobilitazione di folle e di giornali e la cui difesa è spesso affidata alla sola voce di missionari e missionarie che condividono ogni piega di quelle situazioni, motivati solo dalla forza dell’amore.
In catene per Cristo, liberi di amare: san Paolo è non solo l’autore, ma anche il robusto esempio di questo messaggio. Esso chiede indubbia solidarietà con le comunità sofferenti, ma chiede anche a ciascuno di noi di realizzare nella preghiera, nel digiuno e nella vita quella intercessione che non è rassegnazione alle contese, alle negazioni dei diritti, alle logiche della violenza, ma è uno stare in mezzo, inventando gesti e relazioni di riconciliazione e tenendo comunque presente la misteriosa parola che Gesù riserva a quanti sono perdenti agli occhi del mondo, ma beati agli occhi di Dio: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi» (Mt 5,11-12)".
(Tratto da www.mgm.operemissionarie.it)