Web Lituriga: "mangiare" l'Ostia; passione di Gesù; post-Communio; consacrazione.

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi alle domande di: Marina, Stefania e Sabatino.  Domani sarà la volta per le domande postate da Maria Rosaria e Claudia.   Per postare nuove domande al noto e stimato liturgista potete farlo scrivendole in fondo alla pagina, nello spazio dedicato ai commenti, nella pagina WEB LITURGIA, basta cliccare qui.

Marina I. scrive : Carissimo don Antonio, diversi fedeli quando ricevono la Comunione non mangiano l’Ostia ma la conservano in bocca aspettando che si sciolga per una forma di rispetto verso il Corpo di Cristo.
Le chiedo: è bene mangiare l’Ostia masticandola? Quando si legge il Passio la Domenica delle Palme e il Venerdì santo i fedeli, pur trattandosi del Vangelo, per la sua lunghezza possono restare seduti fino all’annuncio della morte di Gesù e a questo punto genuflettersi? E poi restare in piedi fino alla conclusione del brano? Infine: ho compreso il significato dell’acqua lustrale. Ma qual è il significato etimologico del termine lustrale?

Don Antonio Sorrentino risponde:

  1. Gesù disse: “Prendete e mangiate” non “Prendete e ingoiate” oppure “Prendete e sciogliete”. Anche le attuali nostre ostie, purtroppo quasi trasparenti e scarsamente indicative del “pane eucaristico”, vano mangiate, senza farsi scrupolo quasi di “far male a Gesù”, come sentimentalmente raccomandavano ai fanciulli di Prima Comunione alcune suore e o pie donne del secolo passato.
  2. Sì, trattandosi di una lettura lunga, è consentito stare seduti durante la proclamazione della Passione di Gesù, salvo a inginocchiarsi all’annuncio della sua morte. Dopodiché si potrebbe suggerire di rimanere in piedi sino alla fine.
  3. L’aspersione con l’acqua è rito antichissimo, comune a tutte le religioni, a indicare purificazione. Perciò i Romani qualificavano quest’acqua con l’aggettivo “lustrale”, dal verbo “lustrare”, che significa “purificare”. Con essa, infatti, aspergevano la vittima sacrificale, per renderla pura. Questo stesso aggettivo fu adottato dai cristiani per indicare l’acqua che si usa per benedire. Siccome ogni grazia ci viene dal Battesimo, l’acqua “lustrale”, detta anche “santa” o “benedetta” ricorda che siamo stati purificati e resi belli (figli di Dio!) dal Battesimo.

Stefania P. scrive Caro don Antonio, lei ci ha insegnato che è possibile dopo l’orazione postcommunio incensare la statua di un santo e recitare una preghiera. Le chiedo: è bene incensare e poi recitare la preghiera, o viceversa? Se la statua del santo o della Vergine è piuttosto lontano dall’altare, è bene impartire la benedizione dal luogo dove si trova la statua o bisogna ritornare all’altare? Infine le chiedo: quando la S. Comunione è distribuita sotto le due specie, è opportuno che il celebrante si comunichi intingendo l’Ostia nel vino anziché bere direttamente al calice? Questo per rispettare una sensibilità per l’igiene per cui i fedeli non riceveranno l’Ostia intinta nel vino bevuto da altri cioè dal sacerdote.

Don Antonio Sorrentino risponde:

  1. La Messa è Messa e non sopporta appendici devozionali. E infatti sono state abolite quelle introdotte a fine Ottocento. Pertanto, è preferibile recitare preghiere devozionali prima della Messa e non dopo, anche a evitare complicazioni rituali. A fine Messa, il popolo di Dio viene congedato e se ne va in pace. È previsto solo che, dopo il post-Communio, possa esservi l’esposizione del SS.mo Sacramento per l’adorazione oppure la processione del Corpus Domini o anche il Rito di commiato al defunto nel giorno delle esequie. Se, prima che inizi la Messa, viene recitata qualche preghiera alla Vergine Maria o a un Santo, la statua venga incensata nel rito di ingresso dopo la croce (e solo allora, non anche all’offertorio, quando tutta l’attenzione è concentrata sull’altare).
  2. Il primo e miglior modo di comunicarsi con le due specie è quello di bere al calice. Anzi, la pienezza del segno esigerebbe che tutti bevessero all’unico calice (cfr. 1 Cor 10,17). Ciò che opportunamente è concesso per i concelebranti e i fedeli (cioè la Comunione per intinzione) non deve oscurare il comando e il gesto di Gesù, che porgendo il calice dice: “Prendete e bevetene tutti”. Pertanto, almeno il presidente beva al calice.

Sabatino scrive: Caro don Antonio, nella Messa durante la consacrazione del pane e del vino, è opportuno che il celebrante mostri l’Ostia non solo al centro ma anche voltandosi a destra e a sinistra per dare la possibilità di adorare Gesù eucaristico ai fedeli che si trovano, come nella nostra chiesa che è grande, al lato destro e sinistro rispetto all’altare? E anche per il calice? Lei ci ha insegnato che chi partecipa alla Veglia di Natale o alla Veglia di Pasqua ha già santificato la festa e quindi può anche non partecipare alla Messa nel giorno stesso di Natale o di Pasqua. Le chiedo: non sarebbe opportuno invitare i fedeli, oppure in particolare tutti gli operatori pastorali, a partecipare sia alla Veglia di Natale e di Pasqua e che alla Messa nel giorno di Natale e nel giorno di Pasqua, dato che le due Veglie costituiscono due eventi unici di tutto l’anno liturgico che richiederebbero la presenza di tutta la comunità? Recentemente lei ha scritto: Il n. 134 dell’OGMR prescrive che il ministro e di fedeli traccino tre piccoli segni di croce “in fronte, sulla bocca e sul petto”, senza specificare il modo geometrico o spaziale. Il secondo segno di croce si usa farlo un po’ a sinistra, perché – dicono – in tale direzione è situata la parte superiore del cuore. Le chiedo: il riferimento è al terzo segno di croce e non al secondo com’è scritto e che dovrebbe trattarsi di un errore di stampa.

Don Antonio Sorrentino risponde:

Dopo aver pronunciato le parole della consacrazione, il sacerdote “presenta al popolo l’Ostia consacrata ( o il calice)” (Messale romano, pp. 388.389). Se l’altare è collocato più vicino o in mezzo all’assemblea, come una chiea a pianta centrale oppure con un transetto, sembra opportuno che il sacerdote si giri anche sulla sinistra e sulla destra per presentare all’adorazione dell’assemblea il pane e il  vino eucaristizzati.

Buona Pasqua a quanti visitano questo sito, alle loro comunità e alle loro famiglie.

Don Antonio Sorrentino

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