Web Liturgia: penitenziali veloci!; esorcismo; rami di olivo; “Salutare” il SS.mo…
|Don Antonio Sorrentino risponde oggi alle domande di: Elvira e Marcello. Lunedì, 1 agosto, sarà il turno per le risposte ai quesiti di Ciro e Maria Rosaria.
Per postare nuove domande al noto e stimato liturgista potete farlo scrivendole in fondo alla pagina, nello spazio dedicato ai commenti, nella pagina WEB LITURGIA, basta cliccare qui.
Elvira E. chiede:
Carissimo don Antonio, nella nostra comunità parrocchiale organizziamo periodicamente delle celebrazioni penitenziali comunitarie durante le quali i fedeli, particolarmente numerosi, si confessano. In queste circostanze si presenta spesso una difficoltà: il tempo dedicato alle confessioni individuali è molto e i fedeli aspettano anche due o tre ore. Pertanto ai penitenti viene dato un consiglio: di elencare i peccati senza fermarsi troppo col sacerdote.
Le chiedo: vale la pena celebrare la confessione in questo modo? Confessarsi preoccupandosi di non impiegare molto tempo può veramente far celebrare il sacramento della Penitenza in modo dignitoso e fruttuoso sia dal confessore che dal penitente? Un’altra domanda: Nel Rito del Battesimo dei bambini l’orazione di esorcismoa pag. 54 n. 56 e la preghiera prima dell’unzione con il sacro crisma a pag. 67 n. 71 devono essere recitate con le braccia allargate o con le mani giunte? Infine chiedo un approfondimento: i rami di ulivo è opportuno metterli, non solo all’interno della casa, ma anche all’esterno, sulle porte come testimonianza della propria fede, essendo visibili da tutti coloro che salgono le scale? O è meglio tenere i rami di ulivo soltanto all’interno della casa?
Da un’altra domanda di Elvira postata successivamente: Infine ho notato che nelle celebrazioni presiedute dal Papa durante il canto al Vangelo i ministranti che portano il turibolo e la navicella sono in ginocchio davanti al lui mentre amministra l’incenso.
Le chiedo: anche durante la Messa presieduta da un sacerdote i ministranti del turibolo e della navetta devono inginocchiarsi?
Grazie sempre di cuore per i suoi insegnamenti.
Don Antonio Sorrentino risponde ad Elvira:
- Nessun rito può rispondere a tutte le attese, ma ciascuno ha qualcosa di specifico, che a volte ridimensiona altre componenti. Evidentemente, la celebrazione penitenziale con preparazione, confessione e ringraziamento individuali dà più spazio al dialogo con il confessore, però sacrifica l’aspetto comunitario del Sacramento. Invece, la celebrazione della seconda forma, prevedendo la preparazione comunitaria con letture bibliche, canti e omelia, sottolinea l’aspetto sociale ecclesiale del peccato e della riconciliazione, ma inevitabilmente toglie spazio al dialogo con il confessore. Pertanto, per avere un buon risultato, occorre prevedere un numero sufficiente di confessori, altrimenti la lunga attesa per la confessione potrebbe distogliere i penitenti dal parteciparvi e non soddisfare la giusta esigenza di un po’ di dialogo personale del penitente con il confessore.
- Il testo non specifica esplicitamente la gestualità delle braccia e delle mani durante la preghiera di esorcismo e quella quell’unzione con il sacro Crisma nel rito del Battesimo. Ma, in genere, quando il presidente prega, lo fa con le braccia allargate e alzate verso il cielo.
- Porre rametti di ulivo in casa o all’esterno è un gesto di devozione, che manifesta la propria fede. Li si può mettere anche nelle scale, a meno che non diano fastidio a qualche condomino. Nel qual caso, conviene non insistere, perché ciò che si fa nel condominio deve essere condiviso da tutti. Anzitutto la pace: essa non venga meno proprio a causa del suo simbolo. Quanto alla durata, le si lasci finché si vuole o finché resistono.
- Non c’è bisogno di segnarsi, perché vengono benedette e asperse le ceneri, non le persone.
- No, ci si inginocchia solo davanti al SS.mo sacramento e alla Croce il venerdì Santo, non più davanti al vescovo, tantomeno davanti al sacerdote.
Marcello scrive: Carissimo don Antonio, lei ci ha insegnato che come segno di adorazione della croce il venerdì santo si va in processione verso il presbiterio e lì, a uno a uno, ciascun fedele genuflette oppure bacia la croce. Qualcuno, infatti, non gradisce baciarla – per motivi igienici. Ma se alcuni o molti preferiscono – secondo la consuetudine (n. 19) – unire insieme i due gesti, cioè la genuflessione e il bacio, fa una cosa buona e non sembra doversi rimproverare. Le chiedo: per favorire l’uniformità dei gesti di tutta l’assemblea, è opportuno invitare i fedeli a compiere lo stesso gesto? Ad esempio chiedere a tutti o di genuflettersi, o di baciarla? Oppure lasciare tutti i fedeli liberi di scegliere il gesto che ciascuno preferisce, anche se non si garantisce l’uniformità dei gesti? Quando un diacono presiede un battesimo, o un funerale oppure un matrimonio senza Messa, prima di proclamare il Vangelo deve inchinarsi davanti all’altare dicendo sottovoce: Purifica il mio cuore, come è prescritto per il sacerdote nel Messale Romano a pag. 303?
O questa preghiera è solo per il sacerdote? Infine quando si va via dalla chiesa si è soliti dire: vado a salutare il Santissimo. E’ corretto usare il verbo salutare?
Don Antonio Sorrentino risponde a Marcello:
- Lasciamo libertà dove anche la liturgia lo prevede: è lodevole adorare la croce il venerdì santo sia con la genuflessione e il bacio, sia soltanto con la genuflessione o soltanto con il bacio. Non esigiamo l’uniformità quando non è prevista.
- “Salutare” il SS.mo: in questo verbo è sottintesa sia l’adorazione sia un sentimento affettuoso, quasi a dire “ciao” o “arrivederci, caro Gesù”.