Web Liturgia: monizioni prima delle letture; quando e dove purificare?; benedizione della casa; piattino!; offertorio…

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi alle domande di: Sabatino ed Antonio.  Domani sarà il turno per le risposte ai quesiti di Simona e Claudia F.

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Sabatino C. domanda

Carissimo don Antonio, durante la veglia pasquale il Messale Romano scrive a pag. 169 al n. 22: Prima di iniziare la lettura della parola di Dio, il sacerdote si rivolge all’assemblea con queste parole o con altre simili: Fratelli … Le chiedo: il sacerdote quando legge questa introduzione è in piedi o seduto? Durante la S. Messa noto in molte chiese che al momento della comunione il sacerdote dopo aver bevuto al calice prende subito la pisside con le ostie per distribuire il Corpo di Cristo ai fedeli. Le chiedo: ma non sarebbe opportuno che il sacerdote dopo aver bevuto al calice si fermi qualche attimo in raccoglimento e prenda poi la pisside per andare verso i fedeli? Un ultima domanda.  Quale di queste due soluzioni è migliore per la purificazione dei vasi sacri: dopo il congedo il sacerdote con la casula purifica i vasi alla credenza e poi ritorna in sacrestia; oppure dopo il congedo il sacerdote rientra in sacrestia e tolta la casula ritorna in presbiterio indossando il camice e purifica i vasi sacri alla credenza.

Don Antonio Sorrentino risponde

  1. Spetta al sacerdote, per il suo ufficio di Presidente dell’assemblea, formulare alcune monizioni previste nel rito… Egli può intervenire molto opportunamente prima delle letture, per presentarle nel loro contesto biblico-liturgico, in modo da facilitarne la comprensione. Queste monizioni devono essere semplici, brevi, ben preparate e intonate al testo cui devono servire da introduzione”. (Introduzione al Lezionario, n. 15; cfr OGMR, nn. 31.42). Questa presentazione delle letture (I e III insieme, perché correlate, la II separatamente o anche insieme alle altre due) può essere anche affidata all’animatore o al lettore stesso. Se le fa il sacerdote, questi può stare indifferentemente seduto o in piedi.
  2. Il rito non prevede espressamente per il sacerdote una pausa appena dopo essersi comunicato, perché si suppone che egli si unirà al ringraziamento comune previsto dopo la Comunione di tutti. Però sembra opportuno che, appena comunicatosi, rimanga un po’ in silenzio adorante e riconoscente. La fretta nella celebrazione – soprattutto alla consacrazione e alla Comunione – è quanto mai disdicevole e diseducante per i fedeli.
  3. L’altare cristiano non è il “banco di lavoro del prete” (E. Lodi), su cui mettere di tutto. Esso è specificamente e insieme ara sacrificale e mensa conviviale: riflette così i due aspetti indissociabili del mistero eucaristico. Esso è destinato, pertanto, ad accogliere primariamente il pane e il vino (e i relativi vasi sacri), il Messale e un microfono (non ingombranti), le ampolline (per quando servono). Gli stessi candelieri e la croce originariamente (e ora preferibilmente) stavano non sulla mensa, ma presso o intorno o accanto  o davanti all’altare. Difatti anche nel rito di Pio V, per evitare di poggiare portafiori e candelieri sulla mensa, erano stati inventati, dietro di essa, dei gradini per accoglierli. Considerata la destinazione primaria dell’altare, tutto ciò che è secondario (tipo la preparazione del calice, il lavabo, la purificazione dei vasi sacri) da sempre è stato fatto non al centro dell’altare, ma “stando a lato dell’altare”. Perciò l’attuale Messale prevede che i vasi sacri vegano purificati al lato dell’altare, oppure vengano portati alla credenza e ivi purificati o dal sacerdote o dal diacono o dall’accolito. Ciò si può fare immediatamente dopo la Comunione oppure “subito dopo la Messa, dopo aver congedato il popolo”. In tal caso, se la purificazione la fa il sacerdote, è bene che la faccia dopo essere rientrato in sacrestia e aver deposto la casula (cfr OGMR, nn. 142.145.163).

Antonio chiede:

Carissimo don Antonio, sia al termine della Veglia pasquale e sia nel giorno di Pasqua in parrocchia distribuiamo delle piccole bottiglie di plastica contenenti acqua benedetta. Le domando: l’acqua contenuta in queste bottiglie può essere benedetta durante la giornata del sabato santo? E se fosse possibile, in quale libro liturgico c’è la preghiera di benedizione? Inoltre nelle Messe feriali spesso all’altare i ministranti non ci sono e il sacerdote è solo. In questi casi è opportuno non usare il piattino per non far cadere per terra frammenti dell’Ostia? Oppure è meglio che un fedele che sta partecipando alla Messa si avvicini per mantenere il piattino mentre il sacerdote distribuisce la Comunione? Infine le chiedo: quando all’altare si portano i doni durante il rito della presentazione dei doni, è opportuno che il sacerdote li riceva alla sede stando seduto o in piedi davanti all’altare?

Don Antonio Sorrentino risponde

  1. Se, in occasione della Pasqua,  vengono distribuite delle bottigliette per la benedizione pasquale della mensa o della famiglia, il Benedizionale (nn.1686-1692) prevede che esse vengano riempite con l’acqua attinta al fonte battesimale, benedetta nella Veglia pasquale. Con essa ci si segna e può essere anche messa nella piccola acquasantiera che lodevolmente (ma ormai raramente) è accanto al letto. Tale acqua evidentemente non va benedetta il Sabato santo indipendentemente dalla veglia pasquale. Le devozioni non sono più importanti delle celebrazioni liturgiche.
  2. Il piattino per la distribuzione della Santa Comunione, che era scomparso tra l’IGMR del 1969 (ove era previsto al bn. 117) e l’OGMR del 2004 (ove non è più previsto al n. 160), è ricomparso nell’Istruzione Redemptionis Sacramentum del 2004, al n. 93, che recita esplicitamente: “. È necessario che si mantenga l’uso del piattino per la Comunione dei fedeli, per evitare che cada la Sacra Ostia o qualche suo frammento”. Se non c’è il ministrante, nulla vieta che un fedele (uomo o donna) mantenga il piattino, che alla fine consegnerà al sacerdote. Passarselo di mano in mano tra i fedeli potrebbe vanificare lo scopo del suo uso, perché più facilmente si disperderebbero i frammenti del pane eucaristico.
  3. Il sacerdote può ricevere i doni offertoriali indifferentemente stando alla sede oppure davanti all’altare. Il n. 140 dell’OGMR non lo specifica.

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