Web Liturgia: le "Sacre Ceneri", il Credo e l'Evangelario.

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi alle domande di: Maurizio, Giovanni e Giulia S. concludendo per quest’anno il ciclo di risposte che riprenderanno con il 2011. Don Antonio Sorrentino augura a tutti un buon Natale ed un felice anno nuovo.  Per postare nuove domande al noto e stimato liturgista potete farlo scrivendole in fondo alla pagina, nello spazio dedicato ai commenti, nella pagina WEB LITURGIA, basta cliccare qui.

Maurizio S. scrive: Rev. mo don Antonio, il Mercoledì delle Ceneri i fedeli quando ricevono le sacre ceneri è opportuno che si facciano il segno della croce? Dopo che il sacerdote ha detto: Convertitevi, e credete al Vangelo. Oppure Ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai, i fedeli è bene che rispondano dicendo Amen? Il sacerdote può imporre le ceneri solo sul capo o anche sulla fronte? In entrambi i casi, con le ceneri può tracciare un segno di croce? Spesso dopo aver partecipato a questa Messa, i fedeli si pongono la domanda se possono lavarsi i capelli oppure evitare di farlo per una forma di rispetto. E’ bene che ci sia questa preoccupazione? In questa celebrazione succede che tutti i fedeli ricevono le sacre ceneri ma non il Corpo di Cristo. Le chiedo: chi sa di non ricevere la Comunione per coerenza non dovrebbe neanche partecipare alla processione per ricevere le ceneri? Ad esempio i divorziati che si trovano nella situazione di non potersi accostare all’Eucaristia.  Le pongo un ultimo quesito: l’Evangeliario è bene usarlo solo le domeniche e le solennità? Oppure anche nei giorni feriali quando ricorre una festa importante, una memoria obbligatoria o facoltativa o se è soltanto una feria del tempo ordinario? Grazie per la sua disponibilità, per la sua preparazione e chiarezza

Don Antonio risponde:

  1. Nulla esiste di meno utile e di più trascurabile delle ceneri, perché sono il residuo di ogni combustione. Inoltre, presso gli ebrei erano anche simbolo di tristezza e di lutto, segni popolari di dolore sia privato che pubblico. Per questo simbolismo di umiltà e di dolore, la Chiesa nei primi secoli imponeva le ceneri ai peccatori che iniziavano il loro cammino penitenziale quaresimale. Quando, verso il X secolo, cessò questo rito di iniziazione alla penitenza pubblica, i fedeli si sostituirono ai peccatori pubblici, chiedendo l’imposizione delle ceneri, che divenne il rito di “inizio de digiuno quaresimale”. Pertanto, il significato originario delle ceneri non è quello di morte, ma quello penitenziale, come è evidenziato anche dalla formula alternativa (e più vera) che accompagna il gesto: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Nel rituale preconciliare le ceneri venivano imposte sul capo, tracciando un segno di croce. Nel Messale di Paolo VI non è più prescritto, e quindi non si fa; però le ceneri vengono imposte non sulla fronte, ma sul capo, stando inclinati davanti al sacerdote, così come esplicitamente il cerimoniale dei vescovi prescrive che il vescovo riceva le ceneri da un sacerdote o da un diacono stando col capo inchinato (cfr Cerimoniale dei vescovi, n.  257).  Ricevere le ceneri è un gesto penitenziale. Anche chi non può ricevere l’Eucaristia è bene che partecipi a questo rito, come invocazione della misericordia di Dio.
  2. L’Evangeliario tutte le domeniche e anche nei giorni feriali? La liturgia, usando formulari diversificati, invita a distinguere le celebrazioni più importanti (solennità) da quelle meno solenni (domeniche ordinarie e feste) fino alle memorie e alle ferie. È bene non omologare i tempi e i giorni liturgici. Evidentemente alcuni gesti e segni acquistano maggiore significato in circostanze particolari e ne perdono con un uso abituale. Pertanto, è bene usare l’Evangeliario solo le solennità e le domeniche.

Giovanni chiede: Caro don Antonio, complimenti per questa utilissima rubrica.  Le scrivo per chiederle:

  1. Per quale motivo mentre si recita il Credo alle parole: e per opera dello Spirito Santo … si è fatto uomo, tutti si inchinano?
  2. Perché invece a Natale e all’Annunciazione del Signore si genuflette?
  3. In quest’ultimo caso coloro che per motivi fisici non possono genuflettersi, è opportuno che facciano l’inchino oppure che non sostituiscano la genuflessione con alcun altro gesto?
  4. In una risposta del 15 gennaio 2009 lei ha scritto: Se nel presbiterio c’è il tabernacolo e vi si passa davanti, si fa solo l’inchino profondo. In un’altra risposta del 26 agosto 2010 invece ha scritto: Nella liturgia latina il segno di adorazione all’Eucaristia (e solo all’Eucaristia) è la genuflessione, non l’inchino profondo, che invece è tipico della liturgia orientale.  Non sono riuscito a capire bene perché in certi casi davanti al tabernacolo è giusto fare l’inchino.

Don Antonio risponde:

  1. Nella recita del Credo, alle parole “e per opera dello Spirito Santo… e si è fatto uomo” , tutti si inchinano, per sottolineare la venerazione che abbiamo per il mistero fondamentale dell’Incarnazione. A Natale e all’annunciazione del Signore si genuflette, perché in tali solennità è primario e centrale il mistero dell’Incarnazione. Evidentemente, chi per motivi fisici (di salute o di ristrettezza del luogo) non può genuflettere, è bene che faccia un inchino.
  2. Davanti al tabernacolo normalmente si fa la genuflessione. Se il tabernacolo è posto – purtroppo in modo anomalo – nell’area presbiteriale, si genuflette solo all’inizio e alla fine della Messa, perché tutta le celebrazione è incentrata sull’altare. Questo è prescritto in modo chiarissimo nel nuovo OGMR: et de hoc satis.


Giulia S. scrive: Caro don Antonio, la domenica è bene usare l’Evangeliario in tutte le Messe? Anche in quella vespertina del sabato sera? Oppure è opportuno utilizzarlo solo in quella principale? L’OGMR 175 insegna che dopo che è stato proclamato il Vangelo, l’Evangeliario infine può essere portato alla credenza o in altro luogo adatto e degno. Le chiedo: non sarebbe opportuno dopo che è stato proclamato il Vangelo portare l’Evangeliario su un leggìo, eventualmente di legno ornato con fiori e con una lampada e/o con i due ceri usati per accompagnare l’Evangeliario? Se fosse possibile, questo leggìo dove è opportuno prepararlo: accanto al limitare del presbiterio e lateralmente? Al centro della navata centrale? All’ingresso della chiesa? In una navata laterale? Infine sul leggìo l’Evangeliario va messo chiuso o aperto?

Don Antonio risponde:

L’Evangeliario è bene usarlo, con la dovuta attenzione, in tutte le Messe festive. Si noti che l’Evangeliario (non il semplice Lezionario) è l’unico libro liturgico che viene portato in processione, viene segnato con la croce, incensato, baciato e adoperato dal vescovo per benedire il popolo. Esso viene deposto sull’altare al termine della processione di ingresso, quasi a dire che il Cristo, nei segni della Parola evangelica e del Pane eucaristico, è luce e cibo della nostra vita cristiana (“lumen et cibus”, dice l’Imitazione di Cristo). È bene precisare che solo quando presiede il vescovo, gli si porta l’Evangeliario perché lo baci e con esso (chiuso) benedica il popolo. Questo rito non è consentito al semplice sacerdote-presidente.

Dove riporre l’Evangeliario dopo la proclamazione del Vangelo? Distinguiamo due casi:

– se il Vangelo è stato proclamato all’ambone, che è nell’ambito o al limitare del presbiterio, sembra opportuno riportare lì l’Evangeliario, dopo il bacio e la benedizione del vescovo.

– Se invece il Vangelo è stato proclamato da un ambone lontano dal presbiterio, come può accadere, ad esempio, nelle solennità nel duomo di Salerno o in quello di Ravello o all’Abbazia di Cava, anziché riportarlo sull’ambone, conviene poggiarlo su un leggio sobriamente ornato con fiori e con le candele che ne hanno accompagnato la processione e la proclamazione. Quanto alla collocazione, sembra normale che detto leggio sia nell’ambito del presbiterio, sia per conservare visibilità all’Evangeliario sia per evitare altri spostamenti. Riporlo sulla credenza mi sembra una soluzione estrema e poco dignitosa, come se l’Evangeliario fosse un semplice oggetto usato e messo in disparte.

Con tanti cordiali auguri di Santo Natale e felice anno nuovo

Sac. Antonio Sorrentino

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