Web Liturgia: inchino alle offerte senza preghiere; valore teologico della questua; dopo essersi comunicati…; l'accolito quando c'è il diacono
|Don Antonio Sorrentino risponde oggi ai quesiti di Roberta e Pino.
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Roberta B. chiede a don Antonio: Carissimo don Antonio, quando a fare la questua durante la celebrazione eucaristica è una sola persona, questi prima di iniziare a raccogliere le offerte è bene che vada davanti all’altare per fare l’inchino? Oppure può iniziare dal posto in cui si trova essendo un solo fedele e fare l’inchino davanti all’altare quando vi passa davanti? Poiché lei ci ha insegnato che chi proclama la Parola di Dio può recitare una preghiera nel proprio cuore mentre va all’ambone, anche coloro che raccolgono le offerte possono recitare una preghiera?
Se fosse possibile potrebbe suggerirci una? Mi sembra di aver sentito parlare del valore teologico della questua. Cosa significa? La ringrazio di vero cuore.
Don Antonio Sorrentino risponde a Roberta
Non è prescritto, ma sembra buona cosa che la persona incaricata di raccogliere le offerte, dovendo evidentemente cominciare dalle prime file, prima di voltarsi, faccia un inchino all’altare. Ma non c’è bisogno di dire una preghiera.
La raccolta delle offerte alla presentazione dei doni è la continuazione e sostituzione dell’offerta dei doni (in natura e in denaro) che si faceva nella celebrazione eucaristica fino al 5° secolo. Già nell’A.T. era scritto: “Non venire davanti a me a mani vuote” (Es 23,15); Dt 16,16). I primi cristiani portavano nelle loro assemblee doni per la celebrazione (vino, acqua, pane, olio per le lampade) e per i poveri, tanto che Sant’Agostino rimproverava gli inadempienti: “Tu vieni a mani vuote e poi protendi le mani per ricevere il dono (cioè l’Eucaristia)”.
Come il fanciullo offrì a Gesù i suoi pani che egli moltiplicò per la folla affamata (Mt 6,9), come Pietro e Giovanni prepararono tutto per la cena pasquale (Lc 22,8), così la comunità deve provvedere il necessario per il culto, per la comunità e in particolare per i poveri. Le nostre offerte domenicali sono segno di partecipazione e di condivisione di carità: “È bene che la partecipazione dei fedeli si manifesti con l’offerta del pane e del vino per la celebrazione dell’Eucaristia e anche con altri doni per le necessità della Chiesa e dei poveri” (OGMR, n. 140).
Pino Tripepi chiede a Don Antonio Sorrentino:
1° – nella celebrazione eucaristica, dopo essersi comunicati, i fedeli sono usuali nel sedersi. Dopo che si è terminato di distribuire la Santa Comunione si procede per reporre la Pisside nel Tabernacolo che si trova poco distante dall’altare. Il Diacono, a questo punto, fa alzare tutti i fedeli, e li fa rimanre tali, fino a quando non viene chiuso lo sportello del Tabernacolo.
2° – Prima della presentazione dei doni il Diacono fa porre sull’alltare, dall’accolito, il corporale e a questi chiede che provveda pure alla purificazione dei vasi sacri.
Chiedo:
1° – I fedeli devono sedersi dopo aver ricevuto la Comunione?
2° – Il Diacono fa bene a farli rialzare dopo che essi hanno ricevuto la Comunione?
3° – In presenza del Diacono, spetta all’Accolito porre il Corporale sull’altare e purificare?
Grazie per le risposte che Ella vorrà cortesemente accordarmi. Dio la benedica. Saluti.
Don Antonio Sorrentino risponde a Pino:
1. Ho già altre volte risposto a questa domanda, anche se quanto a mio giudizio esige la liturgia è largamente disatteso.
Sintetizzo brevemente: poiché, secondo l’OGMR, n. 42) i gesti della partecipazione liturgica devono essere comunitari e uniformi (a evitare che l’assemblea si disperda in posizioni diversificate: chi in piedi, chi in ginocchio) e, d’altra parte, è detto esplicitamente al n. 43 che bisogna stare in piedi dal “Pregate fratelli” fino alla conclusione della Messa (eccetto eventualmente in ginocchio alla consacrazione e seduti durante il sacro silenzio dopo la Comunione), evidentemente tutti stanno in piedi mentre si distribuisce la Comunione: finita questa, tutti siedono dopo che è stato chiuso il tabernacolo, per ringraziare il Signore col silenzio e/o con un canto.
2. Se c’è il diacono, spetta a lui disporre sull’altare quanto l’accolito istituito (o altrimenti laico) vi avrà portato dalla credenza, come anche spetta al diacono purificare i vasi sacri, aiutato anche dall’accolito. Se non c’è il diacono, tutto questo lo fa l’accolito: cioè dispone tutto sull’altare e purifica alla credenza i vasi sacri (OGMR, nn 139.192.247).