Web liturgia: in Quaresima senza fiori; dedicazione della Chiesa; 12 croci alle pareti; Altari laterali e saluto del giorno…
|Don Antonio Sorrentino risponde oggi alle domande di: Giulia, Marina (in parte) e Pasquale. Domani risponderà alle domande di Enzo, Ciro e Maurizio. Per postare nuove domande al noto e stimato liturgista potete farlo scrivendole in fondo alla pagina, nello spazio dedicato ai commenti, nella pagina WEB LITURGIA, basta cliccare qui.
Domanda parziale di Giulia: Caro don Antonio, l’OGMR al n. 305 scrive: Nel tempo di Quaresima è proibito ornare l’altare con fiori. Le chiedo: in Quaresima si possono preparare i fiori all’ambone? I fiori possono esserci davanti alle statue ed immagini dei santi?
Don Antonio Sorrentino risponde parzialmente a Giulia
La Quaresima è tempo austero di penitenza. Lo si dice anche con appropriati segni liturgici: Messa senza gloria e alleluia, spazi liturgici senza fiori, colore viola dei sacri paramenti. Se non si orna l’altare, che è il centro della celebrazione, tantomeno si orna l’ambone. Solo davanti al tabernacolo si tengono sempre fiori freschi, in qualsiasi tempo dell’anno, come segno della presenza viva di Gesù tra noi.
Domanda di Giulia (conclusiva) e Marina (parziale): (Giulia) durante la celebrazione eucaristica nell’anniversario della dedicazione si possono incensare le 12 croci che si trovano nei punti in cui il vescovo unse le pareti con il sacro crisma? Che altri segni o gesti ci suggerisce durante questa celebrazione? (Marina) In chiesa accanto alle croci che ricordano i punti delle pareti che il nostro vescovo ha unto con il sacro crisma nel giorno della dedicazione, si possono accendere le lampade di cera liquida nell’anniversario della dedicazione, in tutte le domeniche e solennità? Anche nelle feste, in alcune memorie di santi e in altre circostanze particolari? Le lampade di cera liquida possono essere sostituite da lampadine elettriche?
Don Antonio Sorrentino risponde a Giulia e Marina
Quando viene dedicata una chiesa, il rito prevede che lungo le pareti vengano segnate 12 croci, a indicare che la Chiesa è fondata sulla testimonianza e la predicazione degli apostoli. Purtroppo spesso i fedeli confondono queste croci con quelle, che hanno preso il sopravvento, della via crucis.
Nell’anniversario della dedicazione davanti a queste croci è buona cosa accendere candele o luci elettriche. Di fatto, però, tali luci si usa accenderle anche in altri giorni per illuminare la chiesa. Conviene incensarle nell’anniversario? Viene incensata la croce grande che è presso l’altare: e penso possa bastare. Fare altre 12 incensazioni alle 12 croci della dedicazione non è previsto e sembra davvero troppo e sa di devozionismo. Gli antichi latini invitavano saggiamente a “non moltiplicare parole o gesti senza necessità”.
Pasquale domanda: Caro don Antonio, nella nostra chiesa in una rientranza laterale è presente un mosaico che raffigura il patrono e sotto di esso c’è un altare dove naturalmente non si celebra la S. Messa. Le chiedo: nel giorno in cui si celebra la festa del patrono questo altare può essere ricoperto da una tovaglia? Su di esso si possono preparare dei ceri e accenderli durante la celebrazione eucaristica che si svolge presso l’altare che si usa normalmente? C’è un numero preciso di ceri da usare? Sull’altare del patrono si può preparare un leggio con la Parola di Dio? Se sì, è possibile usare indifferentemente un lezionario qualsiasi, la Bibbia o solo l’Evangeliario? Di tutto questo cosa è opportuno fare nelle domeniche, nelle solennità, nei giorni festivi e in quelli feriali? Infine le chiedo un approfondimento su una sua risposta in cui ha scritto: “Certo, il Natale è buono se al suo centro c’è Gesù e se induce a essere buoni, non genericamente, ma imitando, seguendo e amando Gesù. Perciò sembra ottimo l’invito del Suo parroco ad augurarsi “Santo Natale”. Le chiedo: è bene augurarsi ogni giorno non tanto una buona giornata ma una santa giornata come invita il parroco che è stato citato?
La ringrazio profondamente.
Don Antonio Sorrentino risponde:
- La tovaglia che ricopre l’altare è segno del convito eucaristico, così come a casa nostra si mette la tovaglia (detta “mensale”) sulla tavola, per dire che lì si mangia. Ricordiamo che gli altari laterali sorsero e si moltiplicarono nel Medioevo soprattutto nelle chiese abbaziali e cattedrali per consentire la celebrazione di tante Messe, anche simultaneamente, da parte di monaci e canonici. In realtà era scomparsa la concelebrazione, si poteva celebrare a un altare una sola volta al giorno, si moltiplicavano le Messe votive, per i santi e di suffragio, furono erette numerose cappelle per famiglie nobili, confraternite e corporazioni che avevano un loro patrono. Queste cappelle con altari laterali sono testimonianza storica di fede e di arte e vanno salvate da una certa moda iconoclasta. In occasione di feste patronali, gli altari possono essere anche ornati sobriamente con fiori e candele. Però la loro mensa non sia coperta da tovaglie perché lì non si celebra la Messa, che invece va celebrata solo sull’altare principale, come ricordano i vescovi italiani, nelle loro Precisazioni al Messale del 1983 e l’OGMR (n. 303). L’altare, come ara sacrificale e mensa conviviale, è segno di Cristo ed è unico. Il rio della dedicazione dispone chiaramente: nelle nuove chiese sia eretto un solo altare, segno dell’unico Cristo, dell’unico sacrificio, dell’unica Eucaristia, dell’unica assemblea, come ricordava già Sant’Ignazio di Antiochia. Anche l’OGMR al n. 318 avverte: “La disposizione delle immagini sacre non distolga l’attenzione dei fedeli dalla celebrazione”. Esponendo e ornando con grande apparato la statua del patrono nell’area presbiteriale, quasi spontaneamente gli occhi dei fedeli si volgono verso di essa e non verso l’altare o l’ambone. Pertanto, sembra superfluo e inopportuno preparare sull’altare storico, retrostante quello attuale, un leggio con testo sacro o altro.
- Saluti come meglio crede: “Buona (o santa) giornata”.