Web Liturgia: il Rosario, il Vangelo del popolo; le cinque piaghe; eseguire un canto prima di ascoltare la prima lettura
|Don Antonio Sorrentino risponde oggi ai quesiti di Giulia S. e Nicola.
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Giulia S. scrive: Carissimo don Antonio, leggendo il libro “Preghiere ai dolori e alle lacrime della Madonna” ed. Shalom ho trovato a pag. 51 “Il Rosario dell’Addolorata”. Non ha 5 misteri da contemplare ma 7 dolori da meditare. Inoltre si recitano 7 Ave Maria e non 10. Le domando: poiché da sempre ho recitato lo schema tradizionale del Rosario che tutti conoscono, “Il Rosario dell’Addolorata” ha la stessa importanza del Rosario tradizionale? Inoltre è bene recitare “Il Rosario dell’Addolorata” ogni giorno? Infine che valore hanno questi schemi nuovi di Rosario che troviamo scritti in alcuni libri, come quello che ho citato? Questi schemi nuovi vanno valorizzati e promossi? Mi danno l’idea di formule nuove che favoriscono un devozionismo non sano ed equilibrato. Un ultimo quesito: lei in una risposta ha scritto: I cinque grani d’incenso, che si infiggono a forma di croce nel cero pasqiale sono segno delle 5 piaghe di Gesù.
Quali sono le 5 piaghe?
Don Antonio Sorrentino risponde a Giulia:
- Il Rosario tradizionale, con 15 misteri (ora con 20) è stato ripetutamente raccomandato dai Papi quale “Vangelo del popolo”. Ci sono altri tipi di “Rosari”, impostati in modo diverso, quali quello dei “sette dolori” o anche quello di Medjugorie. Certo, il Rosario tradizionale (anteriore a S. Domenico, ma molto diffuso dai domenicani e raccomandato ripetutamente da Papi anche con encicliche) rimane la forma princeps del Rosario. Tuttavia, essendo devozioni private, ma riconosciute, sono sempre utili per la vita cristiana. Ricordiamo, però, che la prima preghiera cristiana è la Santa Messa; poi c’è da valorizzare la liturgia delle Ore (soprattutto Lodi e Vespri). Dopo e/o accanto ad essa usiamo altre forme di preghiere, purché siano di aiuto alla nostra preghiera.
- Ai polsi, alle caviglie e al costato.
Nicola scrive: Carissimo don Antonio, durante la S. Messa prima di ascoltare la prima lettura è possibile eseguire un canto? Qualche volta ho ascoltato il canto “Ascolta Israel” proposto dal Rinnovamento nello Spirito le cui parole sono: Oh, ascolta Israel, ascolta Israel Io sono Yahvè. E’ bene eseguire questo canto? Non penso che sia opportuno perché è rivolto ad Israele e noi celebriamo l’Eucaristia come cristiani. Inoltre è corretto in un canto menzionare Yahvè, essendo un nome che appartiene propriamente alla tradizione ebraica? Mi sembra strano che debba essere menzionato in un canto cristiano. Ho trovato infatti molto interessante ciò che è scritto nel Catechismo degli Adulti, La Verità vi farà liberi della Conferenza episcopale italiana scrive a pag. 38 nella nota 6: Il tetragramma sacro andrebbe letto “Jahvèh”, ma la tradizione ebraica considera questo nome impronunziabile e suggerisce di dire in suo luogo “Adonài”, cioè “Signore”, o di pronunziare un altro titolo divino. Per rispetto ai nostri fratelli ebrei, questo catechismo invita a fare altrettanto e in ogni caso riduce all’indispensabile l’uso del tetragramma sacro.
Don Antonio Sorrentino risponde a Nicola:
- Benedetto XVI invita a non fare indebite aggiunte ai riti che la Chiesa ci consegna e che noi dobbiamo rispettare (cfr Sacramentum Caritatis, n. 40). Non è previsto né sembra opportuno premettere un canto alla proclamazione della parola di Dio nella Messa. Già i riti di inizio nel loro complesso sono una buona preparazione per disporre l’assemblea all’ascolto del Signore, a cui rispondiamo con le acclamazioni, con il canto del Salmo responsoriale, con il silenzio di appropriazione, con il Credo e con la preghiera dei fedeli.
- Condivido l’invito del Catechismo degli adulti a non pronunziare l’ineffabile tetragramma divino, ma a sostituirlo con un altro titolo, come del resto facevano gli ebrei, che leggevano “Adonai”, e che i famosi Settanta traduttori alessandrini resero con “Kyrios = il Signore”.