Web Liturgia: i bambini come devono salutare il SS.mo Sacramento; canto al Vangelo; una veste per la lavanda dei piedi?; serietà nelle celebrazioni;

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi alle domande di: Simona e Flavio.  Domani sarà il turno per le risposte ai quesiti di Giulia S. e Stefania.

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 Simona F. scrive: Carissimo don Antonio, è noto che nelle nostre liturgie si dà importanza alla genuflessione.
Perciò le chiedo: ai ragazzi del catechismo è opportuno insegnare a fare la genuflessione quando salutano il Santissimo Sacramento? Oppure è bene insegnare come si fa l’inchino che è più semplice, e non la genuflessione? Durante la Messa colui che canta il versetto alleluiatico deve stare all’ambone? Oppure, lasciando l’ambone vuoto, può cantarlo stando tra i banchi della chiesa? Inoltre se alla Messa partecipa un fedele che sa cantare il versetto alleluiatico, è opportuno cantarlo sempre, cioè anche in tutte le Messe feriali del tempo ordinario? Le chiedo infine un approfondimento per il rito della Lavanda dei piedi del giovedì santo. I prescelti per questo rito possono indossare un camice? O è opportuno che stiano con abiti civili?

Don Antonio Sorrentino risponde a Simona:

  1. È bene insegnare ai fanciulli che il SS.mo Sacramento si saluta con la genuflessione. L’educazione liturgica esige il rispetto delle norme, per non favorire la pigrizia di alcuni fedeli (e anche qualche giovane sacerdote), che sbrigativamente si limitano all’inchino.
  2. L’Alleluia al Vangelo è bene cantarlo sempre, anche nei giorni feriali: se viene solo recitato, perde della sua efficacia. Potendo, si canti anche il versetto. Il canto al Vangelo è previsto che normalmente venga eseguito all’ambone, a meno che non ci sia un intervento polifonico da parte del coro, che evidentemente canta al suo luogo proprio.
  3. Alla lavanda dei piedi del giovedì Santo, il Messale Romano non parla di una veste particolare per i ragazzi o gli uomini prescelti per la lavanda. Se vi sono tuniche adatte, forse è preferibile usarle.
  4. “La Chiesa non vuole lasciare i fanciulli battezzati abbandonati a se stessi” quando li invita a partecipare alla celebrazione eucaristica. Infatti, se non comprendono il senso delle parole e dei gesti, potrebbero rimanere “infastiditi e tediati” dalla celebrazione e non ritornarvi più dopo la fatidica scadenza della prima Comunione eucaristica. Perciò il Concilio (SC, n. 38) aveva parlato della necessità di un adattamento della celebrazione alle diverse assemblee. Ma il rito della Messa deve rimanere sostanzialmente invariato, pur consentendo alcune varianti, che permettano una partecipazione più consapevole e fruttuosa. In questi termini si esprime il Direttorio per la Messa dei fanciulli, il quale nel I capitolo (nn. 8-15) tratta dei vari modi di condurre per mano i fanciulli verso la celebrazione eucaristica. Nel II capitolo tratta delle Messe per adulti, cui partecipano anche dei fanciulli (nn. 16-19), nel III capitolo (nn. 20-54) si sofferma più a lungo sulle Messe dei fanciulli con la partecipazione di alcuni adulti. Una celebrazione riservata particolarmente ai fanciulli, con la partecipazione di alcuni adulti, non dovrebbe essere frequente nei giorni festivi, ma dovrebbe essere riservata ad alcune circostanze particolari (ad es., Messe di I Comunione, di inizio e conclusione dell’anno catechistico). Essa è “raccomandata specialmente in settimana” (n. 20), in modo da “condurre e guidare i fanciulli a partecipare all’assemblea eucaristica di tutta la comunità nei giorni festivi” (n. 21). Tuttavia, si stia attenti a non infantilizzare la celebrazione, facendone protagonisti i soli fanciulli ed escludendone gli adulti.  Il clima gioioso e fraterno non giustifica il disordine, la superficialità, la mancanza di raccoglimento e di silenzio, il rispetto della struttura fondamentale della Messa.   Il Papa attuale – e con lui molti liturgisti e pastori – teme che la celebrazione liturgica degeneri talvolta in sacra rappresentazione o addirittura in spettacolo. Il rischio c’è ed è grave. Certo, la celebrazione con presenza prevalente di fanciulli deve essere gioiosa, ma non distraente, a discapito del senso del mistero e del clima di preghiera. La gioia liturgica è anzitutto gaudio interiore, che evidentemente si esprime anche esternamente con li corpo, ma sempre in modo composto e adeguato alle persone. Anche musicisti autorevoli, (ad es. Riccardo Muti) invitano a recuperare serietà, compostezza e serenità nelle celebrazioni. Ciò che può essere consentito in una preghiera coi ragazzi in oratorio o in campeggio non è semplicemente trasportabile in un contesto liturgico, dove tutti devono sentirsi a proprio agio e non esclusi oppure obbligati a una gestualità impropria,cadendo spesso nel ridicolo, come purtroppo capita di vedere quando si esegue quell’Alleluia cosiddetto “delle lampadine”, perché il canto viene accompagnato dal gesto delle braccia e delle mani come se si dovessero avvitare delle lampadine. Infine, occorre stare attenti a non caratterizzare troppo la celebrazione eucaristica con i fanciulli, distinguendola eccessivamente da quella normale con la comunità, altrimenti i fanciulli noterebbero troppo la differenza e non verrebbero guidati a partecipare alla Messa festiva comunitaria.

Flavio F. chiede:

Carissimo don Antonio, nella Veglia pasquale quando per la terza volta si canta Cristo, luce del mondo e si accendono le luci della chiesa, si possono tenere spente solo alcune per accenderle poi tutte al canto del Gloria a Dio? In una risposta lei ha scritto: Pertanto, in cose opinabili, nelle quali cioè la norma liturgica non scende nei dettagli, ci si orienta dando più o meno credito a un liturgista e seguendone l’interpretazione. Per capire meglio le chiedo: ci si orienta dando più o meno credito a uno stesso liturgista seguendone di conseguenza la sua interpretazione o dando più o meno credito a un liturgista oppure ad un altro seguendone l’interpretazione? Quando si celebra un battesimo, dopo che il sacerdote ha detto N., io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è bene rispondere dicendo Amen?

Don Antonio Sorrentino risponde a Flavio:

  1. Il Messale romano non prevede questa gradualità, ma dice semplicemente che dopo l’ultima lettura della Veglia, prima di intonare il Gloria si accendono le candele dell’altare. Non sembra sconveniente che a questo punto venga illuminato pienamente l’altare, a indicare che inizia la vera e propria celebrazione eucaristica pasquale.
  2. La fiducia che si accorda ad un liturgista in materia di interpretazione delle norme su dettagli opinabili dipende dalla credibilità e autorevolezza che gli si riconosce. In tal caso conviene che si sia fedeli a lui.
  3. A conclusione delle parole del Battesimo il rito non prevede che si risponda “Amen”. Non ce n’è bisogno: la formula è assertiva e indica che il bambino è stato realmente battezzato.

Nella foto: fonte battesimale presso la chiesa di san Domenico,  in Acquamela di Baronissi (SA).

 

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