L'amara pillola (dei cinque giorni dopo) che non va giù
|ATTACCO ALLA VITA
L’Agenzia italiana del Farmaco ha dato il via libera definitivo alla cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo”, farmaco potenzialmente abortivo che è possibile assumere, per l’appunto, fino a cinque giorni dopo l’atto sessuale. Il decreto di autorizzazione firmato dal direttore generale dell’Aifa Guido Rasi è stato inviato alla Gazzetta Ufficiale, che ora provvederà alla pubblicazione, dopodiché la pillo,a il cui nome tecnico è ulipristal acetato, potrà essere messo in commercio nel nostro Paese, come avviene dal 2009 in Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna.
Emergenza educativa, indietro tutta. La pillola dei cinque giorni dopo (EllaOne), che a breve sarà probabilmente disponibile sui banchi delle farmacie italiane, gioverà forse alle tasche dei dirigenti della Hra Pharma, la farmaceutica francese già produttrice della pillola della giorno dopo, ma non al ruolo educativo di scuola e famiglia. «Nel mio lavoro – afferma Gabriele Soliani, sessuologo e psicoterapeuta – sento dire alle donne che vogliono prendere la pillola del giorno dopo: spero di non aver concepito. C’è spesso, quindi, la tendenza alla rimozione del problema, ma anche una grande consapevolezza di quello che potrebbe essere accaduto. Inoltre, abortire con una pillola realizza quello che si definisce “proporzionalità traumatica”, ossia l’idea che la sofferenza è minore se l’embrione è più piccolo. In realtà, è sempre presente nella donna il senso di colpa, tipico della sindrome del post-aborto. Con EllaOne questo elemento sarà sempre più minimizzato a livello sociale. Il messaggio che diamo ai giovani è che l’embrione non conta nulla e che qualsiasi cosa sia successa, può essere risolta con una pillola».
Se vogliamo indagare la ricaduta sociale di questa pratica, non possiamo trascurare il ruolo dell’uomo: «Penso – prosegue Soliani – che con la pillola dei cinque giorni l’uomo sarà ancora meno coinvolto e lascerà tutto sulle spalle della donna. Lo dico da uomo, e purtroppo temo che si sentirà ancora meno responsabile di quanto sta accadendo. Senza contare che con questo nuovo prodotto si affermerà definitivamente l’aborto a domicilio, dove la donna non ha alcun contatto con l’ospedale e resta completamente sola».
La procedura per abortire entro cinque giorni impedisce, di fatto, qualsiasi possibilità di ripensamento: «Nel mio lavoro accanto a donne in difficoltà – spiega Paola Musso, presidente del Centro di aiuto alla vita di Genova – constato che spesso la donna rifiuta una gravidanza per paura, la vede come una minaccia alla propria vita, è spaventata. La soluzione più istintiva, naturalmente, è l’eliminazione della causa dello spavento, ma non è detto che sia quello che realmente la donna vuole. Da noi, come in molti altri Cav, è possibile trovare un tempo e uno spazio di riflessione e aiuto, le donne si sentono ascoltate e accolte. Con la pillola dei cinque giorni questa fase verrà soppressa e a livello sociale non ci sarà più tempo per l’accoglienza, per l’aiuto».
Un tempo in cui a volte si decide il corso della propria vita: «Qualche mese fa – ricorda Paola Musso – una studentessa è venuta da noi su consiglio del fidanzato, ma era abbastanza decisa ad abortire. Dopo averle parlato e averla ascoltata ha deciso di tenere il bambino ed è stata inserita nel Progetto Gemma, che fornisce un aiuto economico alla mamma e al bambino anche dopo la nascita. Dopo il parto, è tornata da noi per ringraziarci e per dirci che avrebbe rinunciato all’aiuto economico del Progetto; era decisa ad aiutare altre mamme, voleva che fosse destinato ad altre ragazze, per evitare loro l’errore che stava per commettere lei. Questa ragazza, nel suo piccolo, non solo dimostra che a volte il tempo di aiuto e riflessione permette di compiere scelte davvero volute, ma ci ricorda anche l’importanza del fatto che a livello sociale ci sia questo atteggiamento di responsabilità da parte di tutti verso la vita».
Daniela Rosselli è una ginecologa ospedaliera e ci ricorda che «questa pillola andrà in mano a un pubblico giovane che ne farà merce di utilizzo. Spero che qualcuno si accorga della gravità di questa situazione, del fatto che si avranno sempre meno occasioni per far riflettere la donna. La pillola dei cinque giorni dopo agisce tra il momento della fecondazione e quello dell’annidamento nell’utero; la donna si sottopone a un grosso dosaggio ormonale che distrugge l’endometrio. Ma non tutti sono consapevoli di questo processo, di come la pillola agisce nel corpo della donna. Nel mio lavoro mi è capitato di spiegare a qualche ragazza il meccanismo di azione della pillola del giorno dopo, gli effetti collaterali, e talvolta qualche ragazza ha deciso di non prenderla. La preoccupazione per EllaOne è anche legata ai possibili effetti collaterali del prodotto, come quelli sul metabolismo».
Da “Avvenire” online Ilaria Nava