Vangelo II domenica di Avvento, Parola di Dio sussidio Ufficio Liturgico Nazionale
|Domenica 9 dicembre 2012
Preparate la via del Signore
Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore (Sal 119, 1)
Dalla veste del lutto allo splendore della gloria
La prima lettura orienta la comprensione della liturgia odierna in senso fortemente comunitario. Gerusalemme, città santa, chiamata a rivestirsi di splendore, è immagine della Chiesa-sposa, di una comunità amata, costituita e ri-costituita da Dio; non una massa che soffoca il singolo, ma appunto una comunità in cui ognuno può sentirsi amato, atteso, convertito da Dio. Anche il tema dell’attesa, che caratterizza così fortemente l’Avvento, può essere rimodulato in senso comunitario e teologico. Dio stesso è colui che ci attende, che ci aspetta, che desidera la nostra conversione: non solo la conversione di tanti singoli individui, ma la conversione che conduce a formare una comunità, che avviene in una interazione, in una relazione, in una capacità di aiuto. Non possiamo essere aiutati da Dio, se non ci lasciamo aiutare dai fratelli. Paolo ai Filippesi scrive che “colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù”: Dio è dunque colui che comincia, e colui che veglia pazientemente sulla realizzazione del suo progetto.
La voce del profeta
Nel tempo favorevole la parola di Dio si posa sul suo profeta, per convocare e richiamare il suo popolo. Anche la profezia, nella nostra situazione attuale, va declinata in senso comunitario. Giovanni Battista agisce come profeta solitario, che parla nel deserto; la Chiesa oggi è chiamata ad essere comunità profetica, nel vivo delle città. Paolo loda Dio nella sua preghiera per la “cooperazione per il vangelo” data dai Filippesi, e invoca che la loro carità “cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento”. Una comunità profetica è una comunità che ama nella carità che viene da Dio: è soprattutto il segno della carità quello che ci permette di condividere la fatica per il Vangelo, che sorregge l’invito alla conversione, che interroga gli uomini del nostro tempo.
La via del Signore
Dall’esigenza dunque di crescere nella carità, nasce l’esigenza di un rinnovamento della vita. “Preparate le via del Signore” dice Giovanni. E aggiunge: “Raddrizzate i suoi sentieri”. Giovanni pone dunque la domanda se la nostra condotta di vita è davvero secondo Dio, o se procede secondo altri criteri; se essa è limpida e lineare, oppure se procede tortuosamente, attratta da polarità diverse, non orientata uniformemente alla direzione indicata da Dio. Anche questo interrogativo, che pure fa appello alla coscienza individuale, si estende a tutta la comunità. Che cosa possiamo raccontare della nostra partecipazione al Vangelo? Che cosa sta facendo Dio in mezzo a noi?
Grandi cose ha fatto il Signore per noi
Si tratta di una domanda che ha una valenza narrativa, non teorica: occorrerebbe rispondere con un racconto, con la presentazione di un evento. Il brano profetico narra, con immagini poetiche, l’inizio del ritorno degli esuli: “vedi i tuoi figli riuniti / dal tramonto del sole fino al suo sorgere”. Anche il salmo fa memoria di un evento di grazia: “Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion”. Il fatto attuale diventa lode: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi”, e diventa memoria profetica, certezza di fede: “Chi semina nelle lacrime, raccoglierà con giubilo”. Il fatto vissuto, pur nella sua ambivalenza, diventa testimonianza dell’amore di Dio, della sua storia di salvezza che continua. Egli che si è scelto un popolo, che lo ha educato, che ne ha atteso la conversione, che l’ha preparata con i suoi profeti, fino al tempo del Battista, egli che lo ha infine salvato con la presenza di Cristo, egli che ancora oggi conduce la sua Chiesa verso la perfezione della carità, non cessa di suscitare in mezzo a noi segni, persone, eventi di grazia. Ma quali sono oggi nelle nostre comunità? Li sappiamo riconoscere? Li sappiamo raccontare?