Vangelo I domenica di Avvento, Parola di Dio sussidio Ufficio Liturgico Nazionale

Domenica 2 dicembre 2012
Vegliate ogni momento pregando
Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello (Ap 19,9)

Parola di Dio

La memoria, la promessa, l’oggi della fede

La seconda venuta di Cristo domina il panorama delle letture bibliche: non stiamo semplicemente “aspettando il Natale”, non stiamo preparando una commemorazione: stiamo aspettando colui che viene per giudicare la storia, colui che porta con sé “cieli nuovi e terra nuova”. La memoria della prima venuta di Cristo conduce ad un nuovo modo di vivere il presente, inchioda gli ascoltatori della Parola all’oggi della fede, senza possibilità di evasioni nostalgiche nel passato, o comode fughe in avanti, in un futuro deresponsabilizzante.

Il germoglio

L’immagine del germoglio, presentata dal profeta Geremia, può guidare la nostra riflessione. Essa evoca non un conquistatore, ma una realtà umile, che pian piano cresce. La valenza poetica del brano risiede anche nella sproporzione tra la piccolezza evocata dal “germoglio giusto”, e la grandiosità delle sue realizzazioni: giustizia e diritto per tutta la terra, salvezza e tranquillità per Gerusalemme e Giuda. Noi sappiamo che tutto questo si è realizzato in Gesù: nella sua incarnazione egli si è fatto piccolo, come ogni uomo; nella sua Passione egli ha accettato addirittura di essere annientato: ma dal suo dono di amore è germogliata una realtà nuova sulla terra, l’anticipazione del Regno di Dio che attende il suo compimento. Come si realizzerà tutto questo? Il brano del vangelo riprende una serie di immagini legate al linguaggio apocalittico.

Gli sconvolgimenti

La sequenza di catastrofi che appare nel brano evangelico indica dunque la profonda trasformazione della storia che sta cominciando a realizzarsi, in attesa della seconda venuta di Cristo. Le immagini catastrofiche hanno una duplice valenza: innanzitutto, mostrano la difficoltà di descrivere qualcosa che sfugge alle possibilità non solo dei nostri sensi, ma anche della nostra intelligenza; in secondo luogo, esse preparano il credente ad affrontare ogni genere di difficoltà, in nome della fede. Esse trovano una rispondenza non solo in un futuro indeterminato, ma anche nel nostro presente: di fatto vediamo davanti a noi guerre, corruzione, degrado, la pretesa assurda di trasformare la natura stessa dell’uomo, l’illusione di un progresso inarrestabile, e l’amara constatazione della fragilità estrema della nostra vita, delle nostre realizzazioni. Di volta in volta o la crisi economica, o una catastrofe naturale, o una malattia o anche un semplice imprevisto ci mettono in discussione.

Il coraggio della fede

“Risollevatevi e alzate il capo”: anche di fronte alla più oscura minaccia, il discepolo di Cristo non si lascia spaventare. Non perché sia più eroico degli altri, né perché l’appartenenza a Gesù costituisca un antidoto infallibile alla paura. La fede però permette di guardare oltre. La fede permette di resistere anche là dove si sarebbe tentati di cedere, perché permette di vedere, al di là delle rovine della storia, il compimento affidabile del progetto di Dio.

Da chiesacattolica.it

Add a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *