Giornata per la "vita" 2009
|Di seguito vi riportiamo l’intervista rilasciata da monsignor Bettori sul messaggio: «A conferma della costante attenzione della comunità cristiana a questa frontiera decisiva dell’esistenza umana, capace di evidenziare la forza innovativa e paradossale del messaggio evangelico, che in Cristo trasforma la sofferenza e la morte stessa in occasione di riscatto e salvezza» ha spiegato mons. Betori illustrando il comunicato finale.
Betori è anche entrato nel dibattito che i vescovi hanno sviluppato sul tema di una legge sul Fine vita «a fronte del rischio di pronunciamenti giurisprudenziali che aprano la strada nel nostro Paese all’interruzione legalizzata della vita, mediante la sospensione dell’idratazione e del nutrimento». I vescovi hanno aderito alla linea illustrata dal cardinale Bagnasco e cioè che «un’eventuale legge sul “fine vita” sarebbe cosa ben diversa da una normativa che legittimi la nozione di testamento biologico, espressione di una cultura dell’autodeterminazione». Una legge che consenta di evitare «inutili forme di accanimento terapeutico» e che non legittimi o favorisca «forme mascherate di eutanasia, in particolare di abbandono terapeutico, e sia invece esaltato ancora una volta quel favor vitae che a partire dalla Costituzione contraddistingue l’ordinamento italiano».
In sostanza, ha aggiunto Betori, i vescovi vogliono «proteggere la vita e al tempo stesso rendere degno il momento della morte». Mentre alcuni pronunciamenti giudiziari rendono allo stato attuale «una situazione insicura il fine vita di ciascuno di noi». La legge, secondo Betori, non potrà non basarsi su «un’espressione certa ed aggiornata della volontà del paziente che andrà comunque mediata dalla scienza e dalla coscienza del medico»