For You – Il crocifisso espulso e ritrovato… per sempre!

for-youIn questo appuntamento con la rubrica FOR YOU don Nello ci spiega perché il Crocifisso non si potrà eliminare, né da un’aula scolastica, né da un edificio pubblico, né da un dipinto, né dal nostro linguaggio e, soprattutto, non potrà mai essere tolto dalla nostra anima!

Di seguito l’articolo pubblicato domenica 8 novembre 2009 sul La città di Salerno.

da La città di Salerno del 8 novembre 2009

«Davanti ar Crocifisso d’una Chiesa
una candela accesa
se strugge da l’amore e da la fede
».
Quanti di noi ieri o oggi hanno vissuto questa straordinaria esperienza raccontata da Trilussa, il poeta romanesco, e quanti di noi passando dinanzi a una edicola o nell’aula di una scuola hanno guardato il Crocifisso e ne hanno ricevuto ristoro.
La sentenza di Strasburgo ha fatto riscoprire gli italiani ancora legati indissolubilmente al Crocifisso. Di fronte a questo sentimento, per alcuni frutto di tenerezza, per altri espressione di una scelta decisa, nessuno parli di crociata o battaglia, sarebbe più iniquo della stessa sentenza. Inoltre, non volendo tessere dietrologia, allontano da me l’idea che ci sia una strategia contro il nostro Paese, però sarebbe interessante conoscere quale sarebbe la sentenza se fosse posto per esempio a giudizio l’autentica barbarie della corrida che si perpetua in Spagna?
Perché il Crocifisso è la mia e la tua storia?
La maggioranza degli italiani sono cattolici e il Crocifisso è l’espressione della fede, pur rispettando le altre religioni.
La storia italiana ed europea ha nel Crocifisso un punto fermo: è patrimonio culturale.
Eliminare il Crocifisso dai luoghi pubblici significa spogliare le città da edicole e dipinti.
Il Crocifisso non è solo un simbolo per i credenti ma diventa l’espressione dell’amore, della donazione.
Guardare il Crocifisso significa ricordare tutti i “crocifissi” della terra: i reietti, gli ultimi, gli abbandonati, i torturati.
Il Crocifisso è l’espressione di una civiltà, ove dominano la pace, la concordia, la tolleranza.
Il Crocifisso è la sintesi di una umanità in cui i valori come la solidarietà, l’amicizia, la vicinanza sono presenti e vissuti.
Il Crocifisso è identità per un popolo, annullarlo significa non poter rapportarsi agli altri, perché ognuno di noi si relaziona comunicando la propria esperienza non il nulla, come sostiene il filosofo tedesco Jhoann Ficthe: «il cuore del cosmopolita non è ospizio per nessuno».
Il Crocifisso non può essere annientato, pensando che la laicità è il nulla, tabula rasa, ove costruire «etsi Deus non daretur».
«I principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano», così giustamente recita l’articolo 9 n. 2 del Concordato del 1984.
Vorrei ancora aggiungere una riflessione, “absit iniuria verbis”. Il Crocifisso per ciò che rappresenta è scomodo, disturba i sonni di molti, particolarmente degli intolleranti e degli individualisti, di chi è piegato a criteri litigiosi e puntigliosi, per chi si sente frustrato dalla realtà, per chi non riesce a passare dal particolare all’universale, per chi non riesce ad avere la consapevolezza che ogni realtà vale nella misura in cui vi si applica un significato, ricordando la teoria del significante e del significato. Se vedo una donna vestita con il burqa in Italia, posso dissentire, ma non dirò che è una provocazione o una sollecitazione a seguire la religione islamica; inoltre quel segno non ha nessun contenuto per me, quindi non mi infastidisce. Mi sembra, a dir poco, inutile la sentenza, perché possiamo anche togliere il Crocifisso dai luoghi pubblici, ma nessuno potrà stappare dalla vita e dal linguaggio, espressione del cuore, certi modi di dire, che sono radicati: “come Dio vuole”, “porgere l’altra guancia”, “povero cristo”. Dobbiamo epurare anche il linguaggio? Ricordo un’espressione, attribuita a Toro seduto, che potrebbe essere illuminante: «Avete depredato le nostre terre, i nostri cavalli, le nostre donne, ma non riuscirete a rubarci l’anima».
Il Crocifisso espulso e ritrovato. Per sempre.

Nello Senatore
nellosenatore@starnet.it

Innalzare muri o costruire ponti? Quando ci poniamo in relazione con gli altri, nel lavoro, nelle amicizie, nella vita di tutti i giorni siamo sempre di fronte a questa scelta. Fra le due, quale mettere in atto? Il parere di don Nello nel prossimo intervento.

Ricordiamo ai nostri lettori l’appuntamento con le riflessioni di don Nello Senatore ogni domenica, sul quotidiano salernitano la Città di Salerno, e ogni giovedì, alle ore 13.00, nella trasmissione televisiva Telecolore ore 12.00, condotta da  Peppe Leone, sull’emittente Telecolore Salerno, che trasmette anche su SKY canale 849.

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