Cina, dopo i figli anche la religione sarà di stato…
|La Chiesa cinese ha aperto oggi la sua Assemblea Nazionale per eleggere i dirigenti dell’ Associazione dei cattolici patriottici e del Consiglio dei vescovi, organismi che riconoscono come autorità suprema il governo di Pechino e non la Santa Sede. Secondo l’agenzia Asianews le autorità hanno esercitato pesanti pressioni sui vescovi per costringerli a partecipare alla riunione, che il Vaticano ha invitato a disertare. In precedenza la Santa Sede aveva duramente criticato l’ordinazione “unilaterale” di Guo Jincai, 42 anni, un prete attivo nell’ Associazione dei cattolici patriottici a vescovo della città di Chengde, nel nord della Cina. Quella di Guo è stata la prima ordinazioneì fatta senza il consenso del Vaticano dopo quattro anni di collaborazione. Liu Bainian, il vicepresidente dell’ Associazione chiamato in causa dal Vaticano per sue attività che “danneggiano la Chiesa e le sue relazioni con la Cina”, ha minimizzato l’ importanza dell’ Assemblea. “È semplicemente l’ elezione di un nuovo gruppo dirigente”, ha affermato rifiutandosi di aggiungere altro. Feng Xinmao, vescovo di Hengshui (Cina del nord) è stato prelevato di forza dalla sua residenza e portato in una località nei pressi di Pechino. Un altro vescovo, Li Lianggui di Canzhou, si è nascosto per non partecipare all’ assemblea ed è attivamente ricercato dalla polizia. L’ Assemblea, che si protrarrà fino a giovedì e si svolge in un’ atmosfera di segretezza, deve scegliere i successori di Fu Tienshan, presidente dell’ Associazione “patriottica” morto nel 2007 e di Liu Yuanren, presidente del Consiglio dei vescovi deceduto nel 2005. La questione della nomina dei vescovi, e più in generale quella del ruolo dell’Associazione patriottica, sono al centro delle divergenze tra il governo cinese e la Chiesa, che non hanno formali relazioni diplomatiche dal 1951, quando il nunzio apostolico fu costretto ad abbandonare la Cina e trasferirsi a Taiwan.
Nella nota di protesta diffusa dalla Santa Sede del 24 novembre, resa nota in seguito all’ordinazione giudicata illegale di un vescovo senza l’approvazione pontificia, si leggeva fra l’altro che molti esponenti della Chiesa cinese sono stati sottoposti a “pressioni e a restrizioni della propria libertà di movimento, allo scopo di forzarli a partecipare e a conferire l’ordinazione episcopale. Tali costrizioni, compiute da autorità governative e di sicurezza cinesi, costituiscono una grave violazione della libertà di religione e di coscienza”.