Auguri a don Antonio Romano, PieDONe l’africano

560055_4386612191075_1127422011_nNel giorno del suo compleanno riceviamo e pubblichiamo una lettera di don Antonio Romano, sacerdote della diocesi di Salerno al momento missionario in Congo.


Grazie a tutti per gli auguri. Ecco a voi una mia lettera. Siamo senza internet percio’ non rispondo personalmente. Un abbraccio a tutti

Cari amici,

eccomi qui! So che è molto tempo che non mi faccio vivo. Non so quante volte mi sono ripromesso di scrivervi per tenervi aggiornati, ma un po’ la mancanza di tempo, un po’ la stanchezza e le tante cose da fare, mi hanno impedito di farlo. Comunque eccomi qua pronto a fare un po’ il punto della situazione.

Molti di voi già sanno che a novembre scorso c’è stato un momento di tensione qui in Congo, precisamente a Goma nella provincia del Nord-Kivu. Tensione causata da un gruppo armato chiamato M23, che ha preso possesso della città di Goma, facendo soffrire la popolazione. C’è stata grande paura un po’ dappertutto perché non si riesce a capire questi ribelli quanti sono, che forza hanno e soprattutto sono comandati da chi. Il loro comandante si è presentato, ma dice di essere indipendente e di non essere manipolato da nessuno. Ma qui tutti sanno che dietro di loro ci sono i Rwandesi, che vorrebbero prendersi la provincia del Nord e Sud-Kivu, per le ricchezze minerarie e dell’oro presenti in abbondanza in questa zona, oltre al petrolio e al gas naturale.

Fortunatamente, da queste parti c’è stata solo un poco di paura e nient’altro. Certo la gente era in pensiero, perché le notizie sono sempre poco chiare. Non si sa mai con precisione cosa accade, come e perché. Chi dice che sono alcuni, chi dice che sono altri. In realtà non si riesce mai a capire realmente chi sia dietro tutto questo. Non possiamo nascondere anche le nostre perplessità sulle forze dei caschi blu e degli altri organismi internazionali, a causa delle loro incoerenze e modi di agire e lavorare, che non permettono di capire qual è il loro fine e la loro reale missione.

Qui in parrocchia le cose vanno abbastanza bene. Finalmente riusciamo a raggiungere anche le altre comunità più lontane e che non erano raggiungibili a causa dell’insicurezza. In questi giorni la situazione è più calma e quindi stiamo cercando di raggiungere tutti. In effetti durante la quaresima ci spostiamo nei vari villaggi per fare il “Mapepeto” cioè l’interrogatorio dei catecumeni che si preparano a ricevere il Battesimo. Quindi da oggi fino a fine maggio avremo tanto tanto da fare in viaggi, catechesi, incontri e così via. Del resto in questi ultimi anni anche qui in Congo la situazione delle parrocchie non è semplice. Soprattutto i giovani non sentono il desiderio di conoscere Cristo e di seguirlo, a causa soprattutto delle distorte informazioni che arrivano dall’Occidente. I giovani della nostra parrocchia non hanno grande accesso alla televisione. Ma nei piccoli “cinema” (capanne con un piccolo televisore e un altoparlante) dei villaggi dove proiettano dei film e delle partite di calcio i giovani hanno un piccolo spiraglio sull’Occidente e pensano che gli occidentali sono tutti ricchi e non fanno niente per vivere, come se il cibo piovesse dal cielo. In più ci sono tanti scrocconi furbastri che li abbindolano, giovani e meno giovani, con le loro fandonie sulla capacità di fare miracoli e cose del genere. Del resto i congolesi sono molto molto superstiziosi. Direi in modo esorbitante.

Le stesse associazioni o ONG che lavorano in Congo, spesso e volentieri, sono più un danno che un bene per il paese, in quanto fanno arrivare soldi in quantità che sono mal gestiti e che non portano nessun beneficio e sviluppo. Ecco un altro dei motivi per cui i congolesi pensano che i bianchi hanno soldi in modo sproporzionato, e quindi è anche giusto da parte loro fare di tutto per potersene accaparrare, anche rubando o imbrogliando. Noi, Padri, rientriamo tra i bianchi e, nonostante ci sforziamo di far capire certe cose, siamo trattati spesso della stessa maniera anche dai nostri stessi fedeli. E’ deludente, ma bisogna avere tanta pazienza.

Dai primi di gennaio papà è qui con noi e ci sta dando una mano al nostro dispensario (ambulatorio) e qui a casa. Ha appena terminato un serbatoio per raccogliere circa 8000lt d’acqua per gli ammalati che vengono a curarsi da noi. Ha anche fatto la recinzione per evitare che capre e porci vengano a distruggere il giardino di fronte al dispensario e a sporcare dappertutto. Abbiamo anche rinforzato il sistema di illuminazione a pannelli solari che permette di avere la luce tutta la notte. Prossimamente provvederemo anche a ristrutturare le latrine e le docce. Tutto questo è stato possibile grazie all’aiuto di tanti di voi e, soprattutto, di una persona in particolare che aveva mandato una somma specifica apposta per questo. Grazie di cuore a tutti voi. Abbiamo quasi finito la costruzione di una scuola a 50km dal centro e stiamo aiutando tante altre. In particolare stiamo aiutando a ricostruire la scuola delle bambine qui al centro. Accoglie più di 800 bambine. Purtroppo la costruzione è in lentissima evoluzione a causa della pigrizia dei genitori, che non vogliono comprendere che la scuola è loro e che quindi deve essere costruita con la loro collaborazione. Tante volte è molto più semplice costruire e basta, come hanno fatto nel passato, ma questo non permette alla gente di crescere nella consapevolezza che lo sviluppo deve venire da loro e non dai bianchi, come loro pensano sia giusto. Non si può immaginare la pazienza che ci vuole per cercare di fargli comprendere determinate cose. Anche quest’anno cerchiamo di aiutare un sostanzioso numero di bambini e giovani nelle spese scolastiche. Quanto desideriamo che la scuola possa fare di più e possa aiutare tutti a crescere in sapienza, ma, ahimè, il livello è veramente bassissimo.

Da due anni abbiamo una falegnameria con tre operai fissi, che vengono pagati dal loro stesso lavoro. La stessa cosa vale per la produzione di olio di palma, che dà lavoro ad altre cinque persone, mentre la scuola di taglio e cucito impegna due sarti e circa 60 mamme studentesse. In questi giorni dovremmo cercarne un altro perché gli studenti aumentano e il lavoro di sartoria è tanto. Al dispensario abbiamo 4 infermieri, una segretaria e un operaio per le pulizie. Tutti questi sono pagati dal loro stesso lavoro. Il messaggio che si cerca di far passare è che, volendo, il lavoro lo si può creare e che non si ha sempre bisogno di altri. E’ vero che, purtroppo, per il momento bisogna stare dietro a tutto questo, perché, sfortunatamente, non sono ancora capaci di autogestirsi. Tante volte mettere assieme tutto questo con il lavoro di pastorale non è semplice. Come ho già detto in altre occasioni, la nostra parrocchia, come estensione, è grande quasi quanta la diocesi di Salerno e siamo solo in tre sacerdoti.

Ormai sono già quasi due mesi che siamo senza internet, perché hanno cambiato la posizione del satellite, e nessun tecnico vuole venire dalla città, perché dicono che siamo lontani. Spero di riuscire ad inviarvi prima possibile questa lettera grazie all’aiuto di un’organizzazione che si trova nei pressi della Parrocchia.

Volevo approfittare per ringraziare ancora una volta tutti coloro che ci hanno fatto dono delle loro macchine da scrivere e da cucire e per tutti gli altri aiuti.

Il signore benedica voi tutti e le vostre famiglie. Approfitto pure per augurare una santa Pasqua.

KITUTU, 6/3/2013 PieDONe l’africano

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