Agostino d'Ippona: l'innamorato convertito
|Preghiera
Dio Uno sei tu e tu vieni in mio aiuto; tu una, eterna e vera sussistenza, dove non ci sono discordia, oscurità, cambiamento, bisogno, morte. (Soliloquia I, 1.4)
Lettura
Dio è il sommo bene a cui si deve tendere con il più grande amore
Vediamo come il Signore stesso nel Vangelo ci ha ordinato di vivere e come anche l’apostolo Paolo. Ascoltiamo dunque quale bene finale tu, o Cristo, ci prescrivi: non c’è dubbio, sarà quello a cui ci comandi di tendere con il più grande amore. Sta scritto: Amerai il Signore Dio tuo (Mt 22, 37). Dimmi anche, te ne prego, la misura di questo amore; temo infatti di essere infiammato dal desiderio e dall’amore del mio Signore più o meno di quanto sia necessario. Con tutto il tuo cuore, dice; ma non basta. Con tutta la tua anima; ma non basta neppure questo. Con tutta la tua mente. Che si vuole di più? Lo vorrei forse, se vedessi che vi può essere dell’altro. E che cosa aggiunge Paolo a queste parole? Noi sappiamo, egli dice, che tutte le cose concorrono al bene di coloro che amano Dio (Rm 8, 28). Che dica anche lui la misura dell’amore. Chi dunque, dice, ci separerà dalla carità di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? (Rm 8, 35) Abbiamo udito ciò che si deve amare e in quale misura: vi dobbiamo tendere assolutamente, vi dobbiamo riportare tutte le nostre determinazioni. (De moribus Ecclesiae Cath. I, 8.13)
Per la riflessione
Dammi te stesso, Dio mio, restituiscimi te stesso. Io ti amo. Se così è poco, fammi amare più forte. (Conf. XIII, 8.9)
Pensiero agostiniano
Non vi è invito più efficace ad amare che esser primi nell’amare. (De catech. rudibus 4.7)
(tratto dal sito: http://www.augustinus.it/pensiero/index.htm)