"Web liturgia": don Antonio Sorrentino risponde
|Giuseppe di Eboli
ieri ho partecipato a Messa lontano da casa mia, a Battipaglia. Al momento del pregate dopo la consacrazione l’assemblea ha avuto modi di reagire contrastanti, c’è chi si è alzato, chi è rimasto seduto, io mi sono alzato, forse più per abitudine che per conoscenza, ma alla fine cosa bisogna fare? Bisogna alzarsi al pregate e se si perchè?
L’OGMR (ordinamento generale del Messale Romano 2004) al nr 146, così recita e prescrive: "Il sacerdote, rivolto al popolo, allargando e ricongiungendo le mani, lo invita a pregare, dicendo: -Pregate, fratelli…-". Il popolo si alza e risponde:"Il Signore riceva…". Pertanto tutti devono alzarsi all’invito del sacerdote e rispondono in piedi per pregare:" il Signore riceva ecc.". Occorre sollecitare i fedeli a fare così, vincendo l’abitudine e la pigrizia di tanti che sogliono alzarsi alle parole:"In alto i nostri cuori", intendendole, forse, nel senso di Innalziamo i nostri corpi"!
Venturino Criscuolo
Caro Padre Antonio, si sentiva proprio il bisogno di una rubrica come questa. Effettivamente i dubbi sono tanti e chi come me fa servizio all’altare non è mai sicuro del comportamento da tenere. Le domande da porre sono molte, ma iniziamo con una in particolare (durante l’anno sicuramente affronterete l’altro argomento scottante dell’incensazione: quando i tiri doppi e quando i tripli?): nella mia chiesa il tabernacolo con il Santissimo è posto alle spalle sia dell’altare che della sede, per cui ogni volta che si passa, per andare all’ambone, per preparare l’altare o per altro motivo, siamo costretti a passare davanti al Santissimo. Come comportarci? Personalmente faccio l’inchino profondo, ma non so se va bene. Grazie per l’aiuto che ci date
Risposta di don Antonio:
Terminata l’orazione del sacerdote (colletta) -e non prima- i lettori, con calma, senza fretta, si recano all’ambone per proclamarvi le letture bibliche. Se passano davanti all’altare e/o al presidente, fanno l’inchino profondo. Se nel presbiterio c’è il tabernacolo e vi si passa davanti, si fa solo l’inchino profondo (cioè con il corpo). L’OGMR, al nr 274, modificando quanto disposto al nr 233 del precedente IGMR, prescrive che se nel presbiterio c’è il SS. mo , Gli si fa genuflessione solo nel principio alla fine della celebrazione, perchè "l’attenzione sia rivolta all’altare, che è il punto focale della celebrazione eucaristica in atto," (F. Pio Tamburrino).
Terza domanda postata da:
Domenico
Volevo essere delucidato su come muoversi, in maniera liturgicamente corretta, quando i lettori devono portarsi dal loro posto in mezzo all’assemblea, fin sull’ambone: uno per volta, dandosi sostanzialmente il cambio e creando quel via vai di chi va e chi torna; o insieme, genuflettendosi dinanzi all’altare (il tabernacolo è alle spalle dell’altare) e recandosi tutti e tre nei pressi dell’ambone? Quindi, alternarsi nella lettura e poi ritornare insieme ai propri posti? Grazie.
Se i lettori (compreso il salmista) sono più di uno, ad evitare il via-vai, sembra più opportuno che si rechino insieme nei pressi dell’ambone per alternarsi nella proclamazione e poi insieme tornino ai loro posti. Meglio ancora se esse avessero un posto loro riservato in presbiterio.
Quarta domanda postata da:
Carmine
Caro don Antonio,
innanzitutto desidero ringraziarla per questa opportunità offertaci per poter partecipare con più consapevolezza ai vari momenti liturgici.
Durante la celebrazione eucaristica l’Evangeliario viene portato in processione: se non è presente il diacono chi è deputato a portarlo? dove viene posto prima del suo utilizzo e se è assente il diacono chi sposta l’Evangeliario sull’ambone.
La ringrazio per la cortese attenzione e continui nel suo impegno
Nella processione all’altare, in assenza del diacono, il lettore, indossata una veste appropriata, può portare l’Evangelario un pò elevato (OGMR, nr. 194-195). Egli lo depone sull’altare. Al momento della proclamazione del Vangelo, il presidente ( o un concelebrante) dopo essersi inchinato davanti all’altare per invocare la purificazione del cuore e delle labbra, prende l’Evangelario, lo mostra al popolo e in processione (meglio se accompagnato da due ceri e preceduto dal turiferario) lo porta all’ambone.
Quinta domanda postata da:
Pasquale Aiello
Una piccola curiosità. Perché abbiamo avuto una trasformazione della dicitura di ministro dell’eucaristia a ministro della comunione. Questo cambiamento ha una sua base teologica o strettamente linguistica?
La dicitura "ministri straordinari della Comunione" (anziché dell’Eucarestia) è più esatta, perchè detti ministri non celebrano l’Eucarestia, ma semplicemente, in casi straordinari, la distribuiscono in Comunione per aiutare (e non sostituire) il Sacerdote.
Sesta domanda postata da:
Carla
Grazie per questa possibilità che lei ci offre.
In molte chiese è invalsa l’abitudine di posare i cesti della questua sotto l’altare. Spesso capita che il celebrante andando a distribuire la comunione deve spostarli col piede. Vorrei avere delucidazioni in merito e particolarmente:
1. il senso della questua;
2. chi deve fare la questua;
3. è obbligatorio durante l’offertorio;
4. dove riporre i cestini;
5. bisogna usare i cestini o altro;
6. il senso di riporre i cestini sotto l’altare andava a significare la partecipazione del popolo al sacrificio.
Grazie.
Risposta di don Antonio:
La questua, fin dagli inizi (come attestano concordemente la Didachè, Giustino, Tertulliano ed Ireneo), dopo la liturgia della Parola, i fedeli portavano all’altare i doni per la celebrazione (pane, vino, acqua, olio per le lampade, fiori) e per i poveri.
Un pò alla volta questa usanza (fine IV° secolo) fu abbandonata e i doni in natura furono sostituiti da offerte in danaro, che ancora oggi vengono raccolte precisamente all’offertorio quale segno di partecipazione alle necessità della comunità. E’ molto disdicevole che la raccolta si prolunghi oltre i riti offertoriali.
L’ideale sarebbe che, mentre il presidente siede, i fedeli incaricati della questua (due, tre, quattro), fatta la raccolta vadano in processione con quelli che portano l’occorrente per la celebrazione e depongano i loro cestini non davanti all’altare (tanto meno sopra!) ma in un luogo adatto.
Settima domanda postata da:
Maria di Coperchia
Caro don Antonio vorrei porvi un quesito: durante il primo canone quando il celebrante pronuncia ” La Benedizione di Dio scenda su di noi…” si deve segnare, con il segno della croce, solo il celebrante o tutta l’assemblea?
Grazie
Risposta di don Antonio:
La Prece eucaristica è "la preghiera centrale e culminante della S. Messa" (OGMR). E’ preghiera presidenziale, per cui spetta al sacerdote che presiede e agli eventuali preti concelebranti, i quali però celebrano e pregano "a nome di tutta l’assemblea".
I fedeli intervengono direttamente nel dialogo del prefazio, nelle acclamazioni del Sanctus e dopo la Consacrazione nonché alla fine della dossologia, dando il proprio assenso a tutta la Prece con un solenne e corale Amen, che la ratifica e chiude.
Poiché il sacerdote nella prima Prece ( o Cànone romano) invoca la benedizione su tutti, è logico che tutti la ricevano, segnandosi.
Il plurale di questa preghiera non è un "plurale maiestatis" del solo sacerdote, ma effettivo, coinvolgente tutta l’assemblea, che, nella sua articolata composizione di capo e membra (sacerdoti e fedeli), è soggetto celebrante, che offre e invoca. Ecco come prega il presidente: – Noi, tuoi ministri e il tuo popolo santo, celebriamo il memoriale…offriamo la vittima pura…ti supplichiamo perchè su tutti noi che partecipiamo di questo altare scenda la pienezza di grazia e benedizione del cielo.