Web Liturgia: come introdurre un brano durante la Via Crucis; i Santi non sono maghi; chi può preparare il Calice
|Don Antonio Sorrentino risponde oggi alle domande di: Salvatore, Flavio ed Alessandro, domani sarà il turno per le domande postate da Roberta, Nicola e Giuseppe. Per postare nuove domande al noto e stimato liturgista potete farlo scrivendole in fondo alla pagina, nello spazio dedicato ai commenti, nella pagina WEB LITURGIA, basta cliccare qui.
Salvatore F. scrive:
Caro don Antonio, quando inizia una celebrazione eucaristica con la processione d’ingresso dove si usano l’incenso, la croce, le candele, l’evangeliario, noto che i fedeli al passaggio della croce e/o dell’evangeliario fanno un inchino e/o un segno di croce. E’ giusto questo atteggiamento? Oppure è bene che i fedeli non facciano nessun inchino e nessun segno di croce? Le chiedo un chiarimento su come proclamare il Vangelo durante gli incontri di preghiera che non siano la celebrazione eucaristica.
Quando si recita ad esempio il S. Rosario e la Via Crucis, i brani del Vangelo possono essere proclamati da un laico quando sono presenti anche sacerdoti e diaconi? Se li proclama il laico, questi può dire Dal Vangelo secondo … e concludere dicendo Parola del Signore oppure è opportuno che usi un’altra formula, come Dal Vangelo di (e non secondo), come ho sentito fare? Leggendo il Benedizionale ho notato che i laici per proclamare il Vangelo usano la seguente formula: Ascoltate la parola del Signore dal Vangelo secondo … come è scritto ad esempio a pag. 311 n. 731 per il rito della Benedizione per una nuova abitazione. Anche il sussidio Proclamiamo la tua Risurrezione della CEI offre la stessa indicazione, ad esempio a pag. 61 in cui è scritto che: … un ministro non ordinato … introduce la lettura con queste parole: Ascoltate la parola del Signore dal Vangelo secondo … Se il laico deve usare quest’ultima formula, dopo aver proclamato il Vangelo è bene che dica sempre Parola del Signore? Oppure terminata la lettura del Vangelo non dice nulla?
Don Antonio Sorrentino risponde:
- Al passaggio della croce e/o dell’Evangeliario non previsto alcun inchino né segno di croce da parte dei fedeli. Se lo fanno è un di più non deprecabile.
- Quando in un pio esercizio (es. via crucis, rosario) viene proclamato un brano evangelico da un laico o da un ministro ordinato, è buona cosa introdurlo, come suggerisce il Benedizionale, dicendo “Ascoltate la parola del Signore dal Vangelo secondo…”. Come anche è bene concluderlo con la formula “Parola del Signore – Lode a te, o Cristo”.
Flavio F. chiede:
Carissimo don Antonio, le chiedo un approfondimento sulla preghiera dei fedeli durante la celebrazione eucaristica. E’ opportuno aggiungere una preghiera per un ammalato dicendo il nome, l’età e il tipo di malattia? Oppure la preghiera deve essere generica? Alcune volte trovo in chiesa dei fogli con preghiere rivolte ai santi. Le scrivo una per santa Rita: Consola S. Rita le mie pene. Consola il mio povero cuore. Accetta le mie suppliche ed io non mancherò di glorificare il Tuo Santo Nome. Tre Pater, Ave e Gloria. Chi trova questa preghiera ne faccia 25 copie e ne lasci una al giorno in Chiesa. Il 26° giorno riceverà una grazia impossibile. Può mai essere vero che il 26° giorno si riceverà una grazia? Infine le chiedo se queste espressioni possono considerarsi superate: Sia lodato ogni momento Gesù mio nel Sacramento. A cui si risponde: Oggi e sempre sia lodato Gesù mio Sacramentato.
Don Antonio Sorrentino risponde:
- Nella preghiera dei fedeli è obbligatorio inserire sempre una intenzione per i sofferenti. In circostanze particolari, nulla vieta che si inviti a pregare anche per un malato specifico, ma con discrezione e sobrietà.
- I Santi non sono dei “portafortuna” o dei “maghi”. Purtroppo, girano ancora, nelle nostre chiese e fuori, preghiere devianti, a volte quasi superstiziose, che assicurano effetti infallibili, legandone l’efficacia anche a ripetizioni e obbligo di ricopiature per una più larga diffusione. Per favore, non esponiamo alla derisione e al disprezzo la genuina fede cristiana e il vero culto dei Santi! La retta devozione ai Santi – insegna il Concilio – consiste nell’imitarli nella fede e nell’amore e nell’invocare la loro intercessione soprattutto per fare la volontà di Dio (cfr LG, n 51).
- Persistono preghiere, giaculatorie, invocazioni (anche cantate) non esattissime, un po’ sorpassate dal punto di vista teologico e letterario. È molto difficile cambiarle e sono tollerabili nella pietà popolare, non nella liturgia, che è sempre celebrazione della fede.
Alessandro S. scrive:
Caro don Antonio, durante la S. Messa alla consacrazione del pane e del vino, il sacerdote quando genuflette dopo aver mostrato l’Ostia e il calice, è bene che guardi l’Ostia e il calice restando genuflesso? Oppure è opportuno che sia genuflesso con il capo inchinato e gli occhi chiusi? Naturalmente e saggiamente il Messale Romano non scende in questi dettagli, ma lei cosa ne pensa di questo atteggiamento? Recentemente ha scritto in una risposta: Pertanto, stando alle norme attuali, l’accolito non versi l’acqua nel vino. Per capire meglio i compiti dell’accolito, quando il diacono non c’è, l’accolito è opportuno che versi almeno il vino nel calice? Per ultimo le chiedo: in Principi e norme per la Liturgia delle Ore al n. 263 è scritto che: Tutti i partecipanti stanno in piedi: c) al cantico evangelico. Noto sempre che i fedeli si alzano subito dopo il responsorio breve per recitare l’antifona al Benedictus e/o al Magnificat stando già in piedi. E’ giusto fare così?
Don Antonio Sorrentino risponde:
- Il sacerdote genuflette in segno di adorazione appena dopo aver presentato l’Ostia e il Calice dopo la consacrazione. Inchina il capo oppure guarda l’Ostia e il Calice? Se il Messale non scende a questi dettagli, ciascuno può regolarsi come meglio crede.
- Solo il diacono può preparare il calice versandovi il vino e l’acqua. Non compete all’accolito (cfr. OGMR, nn 178.190).
- Alle Lodi e ai Vespri l’antifona è collegata al Cantico evangelico: pertanto, terminato il responsorio breve, sembra più opportuno che tutti già si alzino e poi un solista propone l’antifona del Cantico.