Il prete, vero educatore…
Il prete “non è latitante, come purtroppo spesso si rimprovera a tanti adulti di questo tempo”. E’ un “vero educatore” che “sa fondere in una miscela originale interesse e disinteresse, attaccamento non alle persone ma al loro vedo bene, desiderio che una volta mature volino libere nel cielo della vita”. E’ l’identikit tracciato da mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, presentando oggi gli Orientamenti pastorali della Cei al clero della diocesi di Nola. “La Chiesa – ha esordito il vescovo – non sarebbe tale se non si facesse carico di accompagnare la crescita e il processo di maturazione dei suoi figli. Lo fa, naturalmente, mediante una molteplicità di presenze e di servizi, attraverso l’insieme della vita della comunità dei credenti; ma a guidare e coordinare questo servizio costitutivo ci sono proprio i ministri ordinati, con la loro presidenza della comunità”. In questa prospettiva, per mons. Crociata, “ogni presbitero è chiamato ad essere educatore”, perché “la dimensione educativa non è solo costitutiva del ministero presbiterale, ma rappresenta una delle destinazioni imprescindibili del suo servizio pastorale”.
“Più e meglio di qualunque altro educatore, proprio in ragione del nostro ministero ordinato, siamo chiamati a educare con la verità e l’esemplarità della nostra vita”, ha ammonito il segretario generale della Cei, secondo il quale “non sono le nostre attività sia pure ad alto contenuto pedagogico ad avere principalmente efficacia educativa, bensì la qualità delle nostre persone; è l’intensità della nostra vita interiore, spirituale e intellettuale, ad assumere valore educativo decisivo”. Di qui la necessità di “una spiritualità sobria”, che sappia “coniugare serietà e serenità, entusiasmo ed equilibrio, passione e sobrietà”. “Una vera vita interiore – ha spiegato infatti mons. Crociata – si accompagna ad un rapporto sano con la vita e con la sua conduzione, compresi i propri sentimenti, le proprie emozioni, le proprie relazioni; una vita che sa comporre il lavoro con il riposo, l’attività con il silenzio e della preghiera, della riflessione e dello studio, la cura di sé e della propria persona con la modestia; soprattutto mostra la libertà e il distacco con cui tutto viene vissuto e accolto, senza voglia di protagonismo e senza tentazioni di dominio sulle cose e sugli altri, convinti come siamo che le persone non devono venire a noi, non devono legarsi a noi, ma essere aiutate da noi ad andare dal Signore e a legarsi a lui”.
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