I funerali del tenente Alessandro Romani
|Pelvi: «Alessandro,
fiaccola per la nostra patria»
«Alessandro in Afghanistan voleva che gli ordigni non spegnessero più i sogni dei bambini, che le donne non fossero più sfigurate e lapidate, che gli uomini non fossero più legati su pali in attesa della morte, dinanzi agli occhi dei figli». Con queste parole mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario per l’Italia, ha ricordato la figura del tenente Alessandro Romani, incursore del reggimento Col Moschin, ucciso il 17 settembre in uno scontro a fuoco con i talebani e del quale oggi, a Roma, si sono celebrati i funerali.
«In questa basilica, diventiamo alunni dinanzi alla sua bara, cattedra non sempre condivisa e riconosciuta. Eppure è una cattedra da cui viene trasmesso un insegnamento che debella l’egoismo e fa trionfare la solidarietà. Una cattedra che non respinge i poveri e gli emarginati ma insegna ad accogliere i più deboli e li mette in cattedra».
«Caro Alessandro, – ha detto monsignor Pelvi rivolgendosi direttamente al militare caduto – con la partecipazione alle missioni internazionali di sicurezza e di sviluppo, sei diventato, senza cercarlo, fiaccola per la nostra Patria e l’intera umanità. Non ti sei preoccupato delle tue paure o delle tue ferite perché avevi a cuore di restituire dignità umana a ogni persona. Prima per il popolo iracheno e poi per quello afgano, sei stato luce di speranza, convinto che la vita di ogni uomo è un valore non negoziabile».
Da “Avvenire” on Line del 20 settembre 2010
foto agenzia ANSA