Sud, sos dai consultori pubblici
|«Poche possibilità di farsi carico dei casi»
Quando bussano alla porta quei casi “difficili”, a volte disperati, c’è un’équipe di personale specializzato che si mette in moto. Cerca di prendere in carico la persona, di sviscerare con la donna tutti i problemi che rendono “impossibile” quella gravidanza, di trovare una strada alternativa all’aborto. Chi lavora nei 183 consultori pubblici che operano in Sicilia contesta con vigore l’accusa di aver creato “abortifici”. Lo dice con chiarezza la dottoressa Francesca Cappello, segretaria regionale dell’Agite (associazione ginecologi territoriali) e in servizio da molti anni al consultorio di Monreale, alle porte di Palermo. «I consultori rilasciano appena il 15-18 per cento del totale dei certificati di interruzione volontaria di gravidanza in tutta l’Isola. Questo vuol dire – aggiunge – che i servizi ospedalieri e i medici privati sono coloro che autorizzano di più all’Ivg e purtroppo noi poi abbiamo pochissime possibilità di prendere in carico i vari casi, sia prima che dopo.
La verità è che manca l’integrazione territoriale». L’assessorato regionale alla Salute sta puntando molto alla riorganizzazione degli interventi nell’area materno-infantile e nella bozza del futuro piano sanitario regionale viene rilevata l’insufficienza numerica dei consultori (183 pubblici e 9 convenzionati contro i 250 indicati dalla normativa), soprattutto nelle grandi città (Palermo, Messina e Catania) e nei territori provinciali, ma anche l’incompletezza del personale, soprattutto le ostetriche e spesso anche le assistenti sociali.
Un punto di partenza difficile, che però non impedisce agli operatori sul territorio di battersi quotidianamente per la prevenzione, soprattutto quella dell’Ivg. «Quando arriva una donna in gravidanza, che manifesta gravi difficoltà, soprattutto di natura economica – aggiunge la dottoressa Cappello – per prima cosa fa un colloquio con un’assistente sociale o una psicologa. Insieme cerchiamo di trovare soluzioni alternative in ambito intrafamiliare o nel privato sociale. Indirizziamo verso strutture di accoglienza, verso il Centro aiuto alla vita. Tutti gli operatori sono dotati di grande sensibilità».
«Non esistono contributi pubblici a sostegno delle maternità difficili, i Comuni hanno enormi problemi economici – ribadisce Giovanna Romeo, responsabile provinciale dell’Agite e per vent’anni ginecologa al consultorio di Borgo Nuovo a Palermo –. Ma noi offriamo un sostegno importante e cerchiamo di incoraggiare al massimo la donna che si rivolge a noi».
E sulle pareti bianche, sugli armadietti dei medici, spuntano faccine sorridenti e sdentate, spesso color cioccolato, “ex voto” laici di vite venute alla luce grazie a una parola, a un gesto fatti da quelle équipe. «Con la Regione Sicilia stiamo mettendo in piedi un programma multiregionale di prevenzione dell’Ivg tra le straniere – aggiunge la Cappello –. Dobbiamo fare in modo che tutte le donne abbiano uguale accesso ai servizi».
Alessandra Turrisi
Da “Avvenire” on Line del 3 settembre 2010