Una storia vincente…
|Freetown significa tradotto alla lettera «città libera». Ma il nome della capitale della Sierra Leone stride con la realtà come un paradosso spettrale. A Freetown si può trovare di tutto, persino alberghi lussuosi per turisti ipocriti che scelgono il brivido di una vacanza surreale a due passi dal mattatoio, fuorché la libertà. Violenza a fiumi, bagni di sangue, mutilazioni a colpi di machete, bambini ambiguamente selezionati all’ingresso delle poche scuole o durante le partitelle di pallone e costretti ad entrare nel Ruf, il Fronte Rivoluzionario Unito, drogati e strappati all’adolescenza dai guerriglieri, obbligati a diventare macchine da guerra con iniezioni d’eroina, crack e pillole varie. Com’è accaduto anche al 21enne Christian Caulker, che oggi può guardare al futuro col sorriso sulle labbra scrollandosi di dosso l’inferno di chi uccide in nome di un dio pagano icona del consumismo, il diamante. Chi è fuggito dalle atrocità ce l’ha fatta soprattutto grazie al sostegno delle missioni cattoliche. Come Family Homes Movement, organizzazione che opera in collaborazione con l’Unicef e il Ministero delle Opere Sociali ed è impegnata nella rieducazione dei bambini-soldato. Family Homes sta salvando parecchi bambini, in un’estrazione da lotteria demografica che produce migliori risultati etici di quella dei diamanti, allontanandoli dal destino da guerriglieri, pitbull umani addestrati dalla barbarie dell’uomo a mutilare braccia e mani. Caulker è l’esempio più limpido di quanto la solidarietà umana e la religione cattolica riescano a produrre quei risultati concreti che stentano invece ad arrivare persino dal tribunale dell’Aja, che sta processando l’ex presidente Charles Taylor, lo stakanovista ideologo e fautore di crimini di guerra.
Christian era uno dei tanti bambini-soldato. Uccideva sotto l’effetto delle droghe imbracciando un kalashnikov quasi più pesante del suo corpicino. È stato trovato per strada, ferito, abbandonato dal Ruf, in piena crisi d’astinenza. Family Homes l’ha accolto, curato, seguendo la lenta ma convincente disintossicazione. Nel frattempo il ragazzo ha iniziato a giocare a pallone, prima nella squadra locale gestita proprio dalla Family Homes, per approdare nell’Fc Kallon il club fondato a Freetown dall’ex attaccante dell’Inter. «Ho incontrato Dio e sono diventato un altro – racconta – mi ha chiamato la nazionale. Sono il portiere del mio Paese, e ora la telefonata di sir Alex Ferguson mi ha quasi spiazzato».
Le ottime prove di Christian Caulker hanno persuaso addirittura il tecnico del Manchester United che ha deciso di ingaggiarlo per la prossima stagione.
«Metà dello stipendio del primo anno lo devolverò a Family Homes che mi ha aiutato ad uscire da un incubo, permettendomi di vivere cristianamente». Rivela Caulker prima di prendere l’aereo che lo porterà in Inghilterra. Chiamatelo miracolo, favola o prodigio, ciò che importa davvero è l’encomiabile impegno di missioni che sempre più spesso arrivano dove il suono delle armi e le parole ambigue della politica falliscono.
Dal quotidiano “Avvenire” Luigi Guelpa