Come prepararsi all’omelia: “ergonomia della predicazione”

Dopo la pausa domenicale vi proponiamo l’ottavo  appuntamento con "IL MANUALE DEL PREDICATORE" (Tutto quello che un prete dovrebbe sapere per non annoiare i suoi fedeli) scritto da don Mario Masina, oggi vi proponiamo: "L’ergonomia della predicazione"


ERGONOMIA DELLA PREDICAZIONEÈ lo studio dell’ambiente entro il quale si svolge il prendere la parola. Esiste tutta una letteratura, riguardante formazione e atto formativo, intesa a richiamare l’attenzione su questo aspetto lasciato un po’ in disparte. Un ambiente inadeguato può essere di ostacolo sia al formatore sia al gruppo dei formandi. Similmente, un ambiente inadeguato può essere di ostacolo sia a colui che predica, sia a coloro che ascoltano. Ci dicono gli studiosi, per esempio, che una sedia scomoda, una disposizione dei posti poco razionale, un’aula non riscaldata, una luce non adatta sono fonte di disagio fisico e di mancato rendimento ai fini dell’attenzione e dell’apprendimento. Un ambiente adeguato darà al contrario la percezione di trovarsi in un luogo curato nei particolari dove ogni elemento contribuisce alla crescita personale. Sentirsi bene e a proprio agio in un posto, suscita sentimenti e atteggiamenti favorevoli. Vi è un’influenza, almeno a livello inconscio, che l’impatto con l’ambiente può comunicare.
Dagli studi fatti risulta che un ambiente in ordine comunica serenità e rispetto: il disordine comporta sensazioni negative, poco favorevoli e di noncuranza.
Dove è scritto che per celebrare l’eucarestia bisogna stare scomodi? Dove è scritto che dai banchi della chiesa bisogna alzarsi con dolori al collo, alle spalle o con il formicolio alle gambe? Tutto questo comporta un disagio e un vertiginoso calo nella soddisfazione di ciò che si sta facendo. Puoi anche essere il più bravo predicatore della diocesi, ma, se la tua gente è seduta scomoda e per guardarti deve farsi venire il torcicollo, farai comunque una gran fatica a farti ascoltare (…a parte gli irriducibili in piedi in fondo alla chiesa). Il messaggio arriverà molto disturbato.
Come accennato nei paragrafi precedenti, un buon impianto di amplificazione gioca un ruolo fondamentale. Non meno importante è l’impianto di riscaldamento o l’impianto di illuminazione. Realisticamente parlando, bisogna fare i conti con le bollette mensili dell’uno e dell’altro. Non possiamo però preoccuparci solo del contenuto della predica, illudendoci che, basti dirlo, perché arrivi a destinazione. Prendiamo coscienza degli elementi che possono disturbare o favorire la comunicazione.
Se si battono i denti dal freddo, non si vedrà l’ora che il prete finisca: almeno per muoversi un poco e scaldarsi i piedi. Se la luce è poca, flebile, insufficiente, comunicherà un diffuso senso di depressione e favorirà un buon pisolino mentre tu stai parlando.
E che dire del disordine? Capita spesso di entrare in edifici splendidi per architettura e arte interna, ma con un disordine che disturba e disorienta: altari laterali trasformati in magazzino, scatole di cartone accanto al portacandele, sedie, scale e libri un po’ dovunque. Se alzi gli occhi vedi ragnatele grandi come una casa, se li abbassi per terra li chiudi subito. La mamma di famiglia, più che seguire la tua dotta spiegazione della Parola, finirà per contare il record di ragnatele della tua chiesa.

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