200.000 ebrei salvi grazie a Pio XII
|«Papa Pio, etichettato come “Papa di Hitler” a causa del suo silenzio durante l’Olocausto, avrebbe organizzato l’esodo di circa 200.000 ebrei provenienti dalla Germania appena tre settimane dopo la Kristallnacht, quando migliaia di ebrei furono arrestati e inviati nei campi di concentramento»: è questo l’incipit di un servizio del Daily Telegraph di martedì 6 luglio nel quale si dà conto di una ricerva condotta negli archivi vaticani dallo storico tedesco Michael Hesemann per conto della “Pave The Way Foundation”, gruppo interconfessionale con base statunitense. Il presidente della “Pave the Way Foundation”, Elliot Hershberg, ha dichiarato: «Crediamo che molti ebrei che sono riusciti a lasciare l’Europa non possano avere avuto alcuna idea che i loro visti e i documenti di viaggio siano stati ottenuti attraverso questi sforzi del Vaticano». La sua conclusione: «Tutto ciò che abbiamo trovato finora sembra indicare che l’immagine negativa di papa Pio XII sia errata». Anche il quotidiano israeliano Haaretz, nell’edizione del 7 luglio, riconosce che «la nuova ricerca mostra che la percezione di Pio XII come “Papa di Hitler” può essere storicamente errata».Si collega a questi riconoscimenti un articolo odierno dell’Osservatore Romano, che inizia citando anch’esso il presidente della “Pave the Way Foundation” Hershberg: «Chi esamina la grandissima quantità di documenti, testimonianze, evidenze provate e dimostrabili, deve necessariamente concludere che Papa Pio XII fu un affettuoso, solidale amico del popolo ebreo». «Da ebreo – continua Hershberg – conosco bene l’antisemitismo, e non c’è traccia di pregiudizio antiebraico nella vita di Eugenio Pacelli». Si rimarca quindi il ruolo della disinformazione innescata da Rolf Hochhut con la sua opera “Il Vicario” nell’accreditare un’immagine totalmente falsata di Pio XII e del suo atteggiamento nei confronti del nazismo, nell’assoluta noncuranza delle tante testimonianze che dimostrano viceversa l’affettuosa vicinanza di Papa Pacelli al mondo ebraico.
Da “Avvenire” on line dell’8 luglio 2010