12 febbraio 1931: nasce radio Vaticana
|"Udite o Cieli, quello che sto per dire; ascolti la terra le parole della mia bocca. Udite e ascoltate o popoli lontani"
All’indomani dei Patti Lateranensi, nel 1929, Pio XI incaricò Guglielmo Marconi di costruire una stazione radio all’interno del nuovo Stato Vaticano, chiamando a dirigerla il gesuita Giuseppe Gianfranceschi, fisico e matematico. Il 12 febbraio 1931 Pio XI inaugurò l’impianto con un discorso in latino che suscitò vivissima emozione in tutto il mondo. I media cominciano ad entrare a pieno titolo nella realtà della chiesa.
IL PRIMO RADIOMESSAGGIO DI PAPA PIO XI
A TUTTE LE GENTI E AD OGNI CREATURA
A TUTTO IL CREATO. – Essendo, per arcano disegno di Dio, Successori del Principe degli Apostoli, di coloro cioè la cui dottrina e predicazione per divino comando è destinata a tutte le genti e ad ogni creatura (MT., 28, 19; Mc., 16, 15), e potendo pei primi valerci da questo luogo della mirabile invenzione marconiana, Ci rivolgiamo primieramente a tutte le cose e a tutti gli uomini, loro dicendo, qui e in seguito, con le parole stesse della Sacra Scrittura: « Udite, o cieli, quello che sto per dire, ascolti la terra le parole della mia bocca (Deut., 32, 1). Udite, o genti tutte, tendete l’orecchio, o voi tutti che abitate il globo, uniti in un medesimo intento, il ricco e il povero (Ps – XLVIII, 1) – Udite, o isole, ed ascoltate, o popoli lontani » (Is., 49, 1).
A DIO. – E sia la Nostra prima parola: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà (Lc., 2, 14). Gloria a Dio, che diede ai nostri giorni tale potere agli uomini da fare giungere le loro parole veramente sino ai confini della terra (Ps. XVIII, 5; Rom., 10, 18); e pace in terra, dove siamo i Rappresentanti di quel divino Redentore Gesú (2 Cor., 5, 20), che venendo annunziò la pace, la pace ai lontani e la pace ai vicini (Ef., 2, 17), pacificando nel Sangue della Sua Croce, sia le cose che stanno sulla terra, come quelle che sono nei cieli (Col., 1, 20).
AI CATTOLICI. – Nel rivolgerci poi agli uomini, Ci comanda l’apostolo di fare del bene a tutti, ma specialmente ai domestici della fede (Gal., 6, 10). Conviene dunque che Noi indirizziamo la Nostra parola prima che agli altri, a tutti coloro che, facendo parte della famiglia e dell’ovile del Signore, che è la Chiesa Cattolica, Ci chiamano col dolce nome del Padre: ai padri e ai figli, Ci rivolgiamo, alle pecorelle ed agli agnelli, a tutti quelli che il Pastore e Re supremo Cristo Gesú Ci ha affidati per pascerli e guidarli (Giov., 21, 15; Mt., 16, 19).
ALLA GERARCHIA. – Voi, diciamo, collaterali Nostri, Cardinali della Santa Romana Chiesa, Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi, Prelati e Sacerdoti, distribuiti per i diversi gradi della Gerarchia. oggetto precipuo delle Nostre quotidiane sollecitudini. e insieme ausiliari e partecipi delle Nostre fatiche: Preghiamo e scongiuriamo, che ciascuno di voi rimanga fedele in quella vocazione nella quale fu chiamato (I Cor., 7, 20), e che tutti camminiate degni della vocazione in cui siete stati chiamati (Ef., 4, 1): pascete il gregge di Dio che è in mezzo a voi, facendovi di cuore forma del vostro gregge, affinché quando apparirà il Principe dei Pastori, riceviate l’incorruttibile corona della gloria (I Petr., 5, 2-3). Intanto, il Dio della pace che ha risuscitato da morte il grande Pastore delle pecorelle nel Sangue del Testamento eterno, il Signore Nostro Gesú Cristo, vi. formi ad ogni bene, affinché facciate la sua volontà, compiendo in voi ciò che piacerà al Suo cospetto per mezzo di Cristo Gesú (Ebr., 13, 20).
AI RELIGIOSI. – Ed ora a voi parliamo, o figli e figlie della predilezione Nostra, i quali e le quali, emulando migliori carismi (I Cor., 12, 31), ed assecondando non solo i precetti ma anche i desideri e i consigli del divino Re e Sposo, nella fedeltà dei vostri santissimi voti e nella religiosa disciplina di tutta la vita, profumate di virginea fragranza la Chiesa di Dio, la illustrate con le contemplazioni, la sostenete con le preghiere, l’arricchite con la scienza e la dottrina, la coltivate ed accrescete ogni di piú col ministero della parola e con le opere dell’apostolato. Partecipi adunque di una vocazione veramente celeste ed angelica (Ebr., 3, 1), quanto più prezioso è il tesoro che portate, tanto maggior diligenza dovete usare in custodirlo, non solo per rendere certa la vostra vocazione ed elezione (2 Petr., 1, 10), ma anche perché il Cuore del Re e Sposo vostro possa in voi, come in servi del tutto fedeli e devoti, trovare qualche consolazione e riparazione per le infinite offese e negligenze, con cui gli uomini ricambiano il Suo ineffabile amore.
AI MISSIONARI. – Ma già la Nostra parola si volge verso di voi (2 Cor., 6, 11), o figli e figlie in Cristo carissimi, i quali e le quali nelle Missioni pregare e lavorate a propagare la santa fede di Gesú Cristo e a dilatare il Suo Regno; come i primi Apostoli della Chiesa, così anche voi nei pericoli, in molta pazienza, nelle necessità e tribolazioni (2 Cor., 1, 10; 6, 4), fatti spettacolo a tutti (Ebr., 10, 33); come quelli così anche voi siete «Gloria di Cristo» (2 Cor., 8, 23); voi che nelle fatiche, spesso anche nelle catene e nel vostro sangue, combattendo fino alla morte il buono e grande combattimento della fede e della sofferenza (I Tim., 6, 12; 2 Tim., 4, 7; Ebr., 10, 32) e confessando generosamente la vostra fede, guadagnate le anime e spargete il seme di futuri cristiani. Noi vi salutiamo, o forti soldati di Cristo! Ma insieme con voi salutiamo i Sacerdoti indigeni e i buoni catechisti, principali frutti ed ora colleghi e coadiutori delle nostre fatiche.
A TUTTI I FEDELI – Il Nostro cuore si protende verso di voi (2 Cor., 6, 11), quanti siete fedeli della Nostra Città episcopale e di tutto l’Orbe; verso di voi specialmente, che come i primi credenti, uomini e donne, di cui l’apostolo fa un alto elogio (Fil., 4, 3), pur appartenendo al laicato, nell’apostolato collaborate con Noi e coi Nostri Venerabili Fratelli i Vescovi e coi Sacerdoti, a voi, o popolo di Dio e pecorelle de’ suoi pascoli (Ps. XCIX, 3), voi stirpe eletta, regale sacerdozio, nazione santa, popolo conquista di Dio (i Petr., 2, 9). La vostra modestia pertanto sia nota a tutti gli uomini, e tutto ciò che è vero, tutto ciò che è pudico, tutto ciò che è giusto, tutto ciò che è santo, tutto ciò che è amabile e di buona fama, ogni virtù ogni lodevole disciplina, formino l’oggetto dei vostri pensieri, siano le vostre opere (Fil., 4, 5-8), perché Dio sia glorificato in tutto e in tutti (I Petr., 4, 11).
AGLI INFEDELI E DISSIDENTI. – Anche a voi si volge il Nostro pensiero e la Nostra parola, quanti ancora siete lontani dalla fede e dall’unità di Cristo. Per voi ogni giorno offriamo preghiere e sacrifici a Dio e Signore di tutti, chiedendo ardentemente ch’Egli con la sua luce vi illumini e vi conduca e vi unisca alle pecorelle che ascoltano la Sua voce e che si faccia un solo ovile e un solo Pastore (Giov., 10, 16).
AI GOVERNANTI. – Ed essendo Noi debitori a tutti, diciamo primieramente a quelli che governano che comandino nella giustizia e nella carità, ad utilità ed edificazione e non a rovina (2 Cor., l0, 8), ricordandosi, sempre che non vi è potere se non da Dio (Rom., 13, 1) e che a Dio dovranno rendere rigoroso conto (Sap., 6, 6).
AI SUDDITI. – Ai sudditi poi diciamo che obbediscano ai Superiori non come ad uomini ma come a Dio, sapendo che chi resiste alla legittima autorità, resiste alle disposizioni di Dio, e chi in tal modo resiste si prepara da se stesso la sua condanna (Rom., 13, 2).
AI RICCHI. – Cosí pure parliamo ai ricchi e ai poveri. Ai ricchi diciamo che si devono riguardare come ministri della divina Provvidenza e depositari e dispensieri de’ suoi beni, a cui Gesú Cristo stesso raccomandò i poveri, e dai quali il divino Giudice più esigerà, perché più hanno ricevuto (Lc., 12, 48); e si ricordino sempre di quella divina parola: « Guai a voi, ricchi! » (Lc., 6, 24).
AI POVERI. – Esortiamo poi nel Signore i poveri, che rimirino la povertà di Gesú Cristo Signore e Salvatore Nostro, e memori de’ Suoi esempi e delle Sue promesse, non trascurino l’acquisto delle ricchezze spirituali, reso ad essi tanto più facile; e, pure sforzandosi, come è lecito, di migliorare il loro stato, con cuore buono e retto si rendano propizio il Signore e non stendano mai la loro mano all’iniquità (Ps. CXXIV, 3).
AGLI OPERAI E DATORI DI LAVORO. – Preghiamo vivamente tanto gli operai quanto i datori di lavoro che, evitando ogni ostile gara e mutua lotta, congiunti con fraterna ed amichevole alleanza, si prestino a vicenda gli uni i mezzi e la direzione, gli altri il lavoro e l’abilità, e non domandando se non ciò che è giusto e ciò che è giusto non negando, procurino nella tranquillità dell’ordine non meno il vantaggio proprio di ciascuno che il bene comune.
AGLI AFFLITTI E PERSEGUITATI. – Ultima nella esecuzione ma prima nell’intenzione e nell’affetto del cuore, a voi giunge la Nostra parola, quanti siete nelle infermità e nei dolori, nelle tribolazioni e nelle avversità, specialmente a voi che tali cose soffrite dai nemici di Dio e dell’umana società. Mentre offriamo per voi le Nostre preghiere e in quanto possiamo anche i Nostri aiuti, mentre vi raccomandiamo alla carità di tutti, vi diciamo da parte di Cristo di cui facciamo le veci: Venite a me voi tutti che siete affaticati e tribolati e io vi ristorerò (MT., 11, 28). Non resta in fine se non che all’Urbe e all’Orbe e a tutti quelli che vi abitano impartiamo di cuore l’Apostolica Benedizione, come facciamo nel Nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Testo originale latino in A. A. S., XXIII (1931) 65-70.
Versione in L’Osservatore Romano, 14 febbraio 1931, n. 37, p. 2, col. 3,4.